WE propone articoli che abbracciano le più diverse tematiche: dal mondo del web agli appuntamenti degni di nota che ogni settimana si presentano in agenda, fino alle interviste a professionisti delle arti creative e visive. E’ il blog di Stampaprint, azienda leader nel settore del web to print, che si occupa innanzitutto della stampa di materiale pubblicitario come volantini, manifesti e biglietti da visita, ma anche di materiale decorativo come fotoquadri, cuscini personalizzati, vetrofanie e adesivi. Stampaprint tra le sue attività di marketing ha deciso già da qualche anno di aprire questo blog. Oggi abbiamo intervistato per i nostri lettori la fotografa Barbara Oggero che ci ha raccontato come sia nata la sua passione e in che modo attraverso i suoi scatti e il suo blog riesca a “raccontare delle storie”. Barbara è la recente vincitrice del primo premio al concorso fotografico “Altezze” organizzato da Nacanco Italia e ha inoltre allestito una mostra fotografica personale al Mirafiori Motor Village (Torino) dal titolo “Mini Car & the big food”. Lo scorso marzo ha inoltre partecipato al programma televisivo “Alle falde del Kilimangiaro” su RaiTre e a luglio ha pubblicato un libro di viaggio dal titolo “Spagna on the road. In viaggio tra aneddoti, tradizioni e curiosità”, accompagnato da materiale fotografico.
Come è sbocciato l’amore per la fotografia?
La prima volta che ho tenuto in mano una macchina fotografica avevo nove anni ed era l’apparecchio che mio papà aveva acquistato per immortalare i momenti della vita famigliare. Da persona curiosa quale sono, ho iniziato a interessarmi del mezzo e dei suoi risultati, tanto che alle scuole medie partecipai a un corso di fotografia e sviluppo in camera oscura. In generale la macchina fotografica e un taccuino mi hanno accompagnata sempre nei miei viaggi e nel quotidiano, magari a fasi alterne ma sempre come una presenza certa.
Nella sua presentazione si definisce una “fotografa di storie”. Ci racconta che significato ha per lei?
Mi piace che uno o più scatti raccontino una storia e, in particolare, la storia delle persone ritratte. Sono situazioni particolari, uniche, irripetibili, così uso la fotografia come testimonianza storico-sociale, ma anche per consentire alle persone di ricordare i momenti della propria vita attraverso le immagini.
Ci sono soggetti che predilige immortalare in uno scatto? Ha delle tecniche che preferisce utilizzare?
Ritraggo le persone soprattutto. Nei reportage di viaggio la gente è fondamentale per connotare un luogo e costruire la storia; nei servizi fotografici invece mi prefiggo di far emergere l’io e lascio le persone libere di muoversi, senza costringerle in pose prefissate. Non ho tecniche particolari: sono molto realista nei miei scatti.
Il suo punto forte è catturare “la spontaneità del momento”. Come capisce che è l’istante giusto per scattare? Qual è il suo segreto?
Non lo so. Credo sia soprattutto il risultato di esperienza e spirito di osservazione. In genere “fotografo” anche quando non ho la macchina in mano perché sono affascinata dalla variabile umana. A forza di osservare le persone credo di aver sviluppato un sesto senso che mi fa capire quale sarà l’attimo giusto.
Che consigli può dare a chi vuole intraprendere la sua medesima strada?
In maniera poco poetica dico che nella vita servono le tre C: capacità, costanza e c[bip]. Così vale anche per la fotografia: bisogna avere occhio e comunque studiare, fare pratica, insistere, sviluppare trovare il proprio stile (non deve essere quello che vende di più, ma quello che meglio ci rappresenta), sapere qualcosa di marketing per promuoversi e non rattristarsi nei momenti in cui si pensa che nessuno al mondo sappia della nostra esistenza, a parte la mamma.
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