In questo nuovo appuntamento della nostra rubrica sul colore, andiamo oggi a conoscere il colore giallo. Il giallo è, tra i colori dello spettro cromatico, il più immediatamente visibile (la sua lunghezza d’onda si colloca tra i 566 e i 590 nanometri); è il secondo colore primario, legato al sole e alla luce e pertanto simbolo di calore della chiarezza mentale, nonché della facoltà intellettiva. Come tutti i colori caldi sembra irradiare energia e suscita quindi gioia, eccitazione e ispira, all’apparenza valori generalmente positivi.
L’etimologia del nome di questo colore è riscontrabile nel termine proto-germanico gelwaz, che significa più propriamente verde pallido, in latino poi esiste il termine galbus, galvus. Questi termini possono essere ricondotti alla radice indoeuropea -ghel che, oltre a brillante e splendente, significa anche urlare, gridare (non a caso il giallo si indica in inglese con il termine yellow e il verbo yell significa, appunto, urlare). All’origine del termine giallo potrebbe anche esserci la parola francese
La storia del giallo è decisamente controversa, è un colore amato, odiato, bistrattato e ultimamente sdoganato soprattutto nelle ultime sfilate di moda. Nel mondo naturale è considerato un segnale di pericolo in virtù della sua luminosità e immediata riconoscibilità e proprio per questo è un segnale che è stato ripreso anche per segnalare, tra le altre cose, gli scuolabus, i taxi e i semafori. Il giallo era uno tra i colori preferito dai pittori impressionisti, come Gauguin, dai pittori Fauves come ad esempio Matisse e anche dai rappresentanti dell’arte astratta, come Mirò. Gli impressionisti tendevano a mischiarlo e di conseguenza a declinarlo in centinaia di tonalità differenti, al contrario per i Fauves il giallo prediletto era saturo, puro e immune da qualsiasi contaminazione cromatica.
Si diceva che il giallo ha una storia e un significato ambivalente, questo perché in passato è stato molto più di frequente associato ad accezioni negativi. Ad esempio le associazioni alla malattia sono ancora oggi frequenti: un colorito giallo indica una cattiva salute e giallo è il colore della bile, il tifo itteroide è più generalmente conosciuto come febbre gialla e nei secoli scorsi la bandiera gialla sul ponte di una nave segnalava la peste a bordo.
Nell’iconografia medievale i traditori, i musulmani e gli ebrei sono vestiti di giallo: l’esempio più celebre è il mantello di Giuda raffigurato nell’affresco il Bacio di Giuda (o Cattura di Cristo), datato 1303-1305.
Nell’Occidente medievale il giallo era dunque il colore dei bugiardi, dei truffatori e più in generale di coloro che si volevano condannare o escludere dalla società, non a caso nel tardo medioevo a Venezia (Georges Duby e Philippe Aries, in A History of Private Life: Revelations of the Medieval World) e nel Rinascimento (Jill Condra, in The Greenwood Encyclopedia of Clothing Through World History) anche nel resto delle città italiane, le prostitute erano obbligate a indossare un colore che le rendesse immediatamente visibili e il giallo era il più utilizzato. I giullari e i buffoni medievali erano frequentemente rappresentati con costumi gialli e verdi, colori che associati simboleggiano la follia. Sempre a Venezia, ancora nel Rinascimento, gli ebrei erano obbligati a cucirsi un cerchio giallo sul vestito per essere immediatamente riconoscibili come giudei (ancora Jill Condra, in The Greenwood Encyclopedia of Clothing Through World History). Più recentemente, nella cultura anglosassone è ricorrente il termine giornalismo giallo (yellow journalism), nato tra il 1870 e il 1910, dalla “faida” tra il quotidiano New York Journal e il rivale World, che facevano a gara nel descrivere atrocità e misfatti delle vicende nemiche per giustificare l’intervento degli Stati Uniti contro la Spagna, pubblicando in copertina notizie tanto improbabili quanto impressionanti. Secondo la stessa linea di pensiero, le penne gialle sono dunque quegli autori senza scrupoli che scrivono al solo scopo di soddisfare gli interessi personali a discapito di altri.
Per gli orientali il giallo rappresenta invece la terra – terra gialla, primavera gialla – Terra Gialla (Huáng tǔdì, 1984) è anche il film d’esordio del regista cinese Chén Kǎigē. In Corea, dire suolo giallo equivale a tornare alla terra, circonluzione che si usa alla morte di qualcuno. Nel Feng Shui, quando la terra che ospita una sepoltura è gialla, è considerato di buon auspicio per il passaggio nell’aldilà. Nella lingua e nella cultura araba il giallo ha connotazioni negative legate alla malattia e alla vecchiaia: gialle come un limoni sono le persone malate o quelle paurose, mentre una foglia gialla è una persona anziana in punto di morte.
Se inoltre molti, leggendo il termine giallo, pensano subito ai libri polizieschi, lo si deve all’editore Arnoldo Mondadori, che nel 1929 pubblicò per la prima volta questi romanzi con la copertina gialla: il primo volume della nuova collana Gialli Mondadori fu La strana morte del signor Benson, di S.S. Van Dine.
Nella moda il colore giallo è sempre stato una scelta di guardaroba decisamente impegnativa che tuttavia negli anni più recenti è andato via via sempre più sdoganandosi, come dimostra il tailleur giallo canarino indossato dalla Regina Elisabetta al matrimonio del principe William con Kate Middleton.
Il colore giallo nel contesto del marketing ha effetti e significati variabili: solitamente viene associato all’energia, perciò non è un caso che le grandi compagnie energetiche, come Shell, Eni, Q8, Agip e IP, lo abbiano scelto. Rappresenta anche uno stimolo all’azione e all’attività mentale, comunica estroversione, creatività e inoltre simboleggia ottimismo, positività e crescita. È quindi utilizzato anche da aziende del settore tecnologico o divulgativo per trasmettere dinamicità e innovazione, ne sono un buon esempio Nikon e National Geographic.
Il giallo è un colore che può stimolare una risposta positiva, ma che può al contrario anche suscitare un senso di irritazione. Un buon esempio in questo senso è l’esperimento portato avanti nel nel 1950 dalla multinazionale americana Procter & Gamble: l’azienda decise di colorare le scaglie del detersivo Cheer in tre diverse colorazioni, tra cui il giallo, e fece poi testare il prodotto ad un campione di consumatori.
Il risultato fu che gran parte di coloro che avevano testato il prodotto lamentava che la versione gialla non puliva adeguatamente il bucato.
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