WE non è soltanto un blog dedicato al mondo della stampa online e dintorni, ma anche una grande piazza virtuale dove è possibile parlare di creatività e di coloro che ne fanno uno stile di vita. Proprio la creatività, infatti, è una delle parole-chiave della tipografia online Stampaprint.net, un grande portale che permette di realizzare una ampia gamma di prodotti, dai classici biglietti da visita e flyer a bandiere pubblicitare, wall e totem, senza dimenticare la sempre più ampia area dedicata ai gadget.
L’artista di cui vogliamo parlarvi oggi è un giovane e talentuoso fotografo mantovano che, attraverso i suoi scatti, “cattura” persone e luoghi in attimi qualsiasi della quotidianità e li trasporta in una dimensione nuova, talvolta lontana e irreale, spesso onirica e in qualche modo magica. Stiamo parlando di Andrea Danani, in arte Andan, con il quale abbiamo deciso di scambiare due chiacchiere a proposito della sua passione (ma anche professione) e del modo personale di interpretarla.
Ciao Andrea, ci racconti prima di tutto quando è nata la passione per la fotografia?
Anzitutto grazie di cuore a te e al blog stampaprint.net per concedermi questo spazio.
Il primo incontro con la fotografia risale sicuramente al periodo della mia infanzia, mio padre e mio nonno si occupavano di fotografia a livello amatoriale e ricordo molto bene il momento magico della camera oscura; rimanevo per ore in contemplazione ad osservare quei “fogli bianchi” immersi nelle bacinelle… fintanto che la magia si compiva. Era come un incantesimo di Mago Merlino, solamente che non accadeva in Tv, bensì dal vivo davanti ai miei occhi. Ma devi sapere che le mie prime fotografie le ho scattate molto molto molto tempo dopo: era il 22 marzo 2012, giorno del mio 30° compleanno, momento in cui mi venne donata la prima macchina fotografica. Da una delle mie prime uscite solitarie nacque “Curva”, una fotografia a cui sono molto legato per una serie di motivi.
Quella “curva” ha significati particolari per me, è una strada che abbraccia contemporaneamente terra e acqua, quasi come fosse la linea di demarcazione tra realtà e sogno… è esattamente la strada che sto percorrendo ed esplorando tutt’ora con i miei ultimi lavori.
Il tuo stile si contraddistingue per l’uso del bianco e nero. Perché prediligi questa tecnica, e cosa trasmette in più secondo il tuo punto di vista?
Non penso che il bianco e nero trasmetta “di più” o “di meno” rispetto al colore, in generale non mi piace voler per forza incastrare la fotografia in una categoria ben precisa. Soffocherebbe. Personalmente utilizzo spesso il bianco e nero perché (proprio come in “Curva”) mi aiuta ad “allontanarmi” dalla realtà quotidiana, accompagnandomi lungo il cammino del mio sogno. Inoltre il bianco e nero spesso lo trovo perfetto nel difficile tentativo (fotografico) del “non mostrare”: oggi siamo circondati da Tv con risoluzioni in super Hd, schermi che ci mostrano anche il minimo dettaglio, o macchine fotografiche “dopate” di megapixel; tutte cose che ci possono portare forzatamente al voler rendere tutto assolutamente visibile in maniera chiara, nitida ed inequivocabile. Ma il “nascondere”, il “mostrare poco” mi ha sempre affascinato: viva la fantasia.
Dal punto di vista dell’approccio, prediligi un set curato di tutto punto oppure “cogliere l’attimo” e immortalarlo?
Raramente costruisco a tavolino i miei set fotografici, ma un domani chissà… per il momento è ancora prevalente in me il desiderio di camminare, lasciandomi guidare da suoni e odori, dalle persone e dal vento. In cerca di cosa? Non sempre dell’attimo che altrimenti fugge via o dell’ingrediente da aggiungere a tutti i costi al “Progetto” (termine che non digerisco molto, e caso mai in un’altra occasioni ti spiego anche il perché, ma che è di gran moda oggi in ambiente fotografico) bensì di una sensazione, di un emozione che in quel momento mi ha suggerito il “click”. Uno dei più grandi fotografi di sempre (per cui provo una profonda ammirazione) Mario Giacomelli, diceva: “E’ così facile fotografare, non c’è niente di difficile, basta non chiedersi troppe cose”. In realtà è difficilissimo il “non chiedersi troppe cose”, per Giacomelli era sicuramente un qualcosa di spontaneo e naturale (ma era Mario Giacomelli), per noi comuni mortali appassionati di fotografia, la tentazione a riempirsi la testa di inutili domande e di “perché-percome” è sempre in agguato. Eppure lì davanti hai la vita, in mano hai la macchina fotografica, dentro di te hai sogno e fantasia, questo è ciò che dovrebbe bastare, in fondo…
Quale attrezzatura usi per i tuoi set fotografici? A livello di macchina fotografica, obiettivi, etc.
Sto alleggerendo notevolmente il mio reparto “macchine”, da qualche tempo uso sempre più di rado la Reflex-full frame con tutta la serie di obbiettivi a corredo, perché preferisco la leggerezza e l’immediatezza che solo una macchina fotografica compatta può darmi. Ho sposato il modello Ricoh GRD ad ottica fissa e per una serie di caratteristiche adatte al mio stile, la trovo assolutamente perfetta.
Quali sono i tuoi soggetti preferiti? Paesaggi, persone, luoghi urbani, posti abbandonati…?
Non ho particolari preferenze, l’interesse per un soggetto (paesaggio o persona che sia) nasce in maniera quasi inconsapevole, senti un qualcosa dentro di te, paragonabile ad una piccola scossa di energia, quello è il segnale… ma lo scatto, il catturare l’immagine è solo la prima parte del processo. Poi arriva tutto il resto: con l’analogico c’era tutto il percorso magico di sviluppo in camera oscura, ora la tecnologia ci viene in aiuto ma la sostanza cambia veramente poco…
Ci sono colleghi con i quali sei solito collaborare, confrontarti, scambiare idee e opinioni?
Quotidianamente scambio idee ed opinioni sulla fotografia con tante persone, ogni lunedì sera presso il Fotocineclub di Mantova, storico circolo fotografico cittadino, non si parla altro che di questo. Con un gruppo di amici (Luca, Alberto, Stefano e Maurizio), inoltre, abbiamo da poco iniziato una nuova avventura pubblicando, dopo mesi e mesi di progettazione, il sito www.artaboo.com attraverso il quale l’obbiettivo è quello di selezionare fotografi e artisti di talento per valorizzarne le grandi qualità e mostrarle soprattutto al di là dei confini italiani. Talenti che altrimenti rischierebbero di essere fagocitati dalla miriade di immagini che a grandissima velocità ci scorrono quotidianamente davanti agli occhi navigando nei vari social network. Vorrei comunque spezzare una lancia a favore di questi “social” grazie ai quali ho potuto sviluppare una grande amicizia (dapprima virtuale ma poi divenuta reale) con un’artista e fotografa incredibile, Angela Maria Antuono, con cui mi ritrovo spesso e volentieri allineato sul modo di concepire la poesia… ops, fotografia :P.
Se dovessi scegliere una sola foto a cui sei particolarmente legato, quale sarebbe? E perché?
Ogni fotografia è frutto di momenti e sensazioni diversi, tutti egualmente importanti perché sono emozioni che porto dentro con me. Molto banalmente ti rispondo che non ho una “mia” foto a cui sono particolarmente legato, ma una serie di momenti della vita che ricordo con emozione, a volte con nostalgia.
Ma considerando che la tua domanda è assolutamente aperta e non è legata per forza a un mio lavoro, posso dirti che la serie fotografica “Favola, verso possibili significati interiori” di Mario Giacomelli, mi sconvolge e mi sorprende ogni volta che mi fermo a contemplarla.
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