Il mito della velocità è da sempre strettamente collegato al culto dei campioni coraggiosi, testardi, immortali a dispetto di destini troppo spesso tragici. Soltanto una settimana fa si ricordavano i ventitré anni dalla scomparsa di Ayrton Senna, il fuoriclasse brasiliano che terminava la sua breve ma impareggiabile carriera (e vita) all’autodromo di Imola, schiantandosi contro un muro per cause ancora non del tutto chiarito. Più o meno dodici anni prima, un destino simile era capitato a un altro grande pilota di Formula Uno, Gilles Villeneuve, entrato a piedi pari nella leggenda per le sue straordinarie gesta sulle piste del massimo campionato mondiale. A trentacinque anni dalla scomparsa sul circuito belga di Zolder, a rendere omaggio al grande pilota canadese è la mostra “Wow, Gilles!” in corso fino al prossimo 16 luglio presso lo Spazio Oberdan di Milano. Curata da Ercole Colombo e Giorgio Terruzzi, è organizzata da ViDi e gode del patrocinio dell’Aci di Milano.
L’esposizione consta di ben 170 scatti realizzati dal fotografo Ercole Colombo che ripercorrono la carriera di uno dei piloti di Formula Uno più amati di sempre, oltre ad alcune immagini provenienti dal Museo Villeneuve di Berthierville, in Canada. Una retrospettiva che va a cristallizzare i momenti più significativi ed emozionanti della vita e della breve carriera del campione canadese, durata soltanto l’arco di cinque intense stagioni nella massima serie motoristica. Ercole Colombo era all’epoca uno dei più apprezzati reporter di sport, e in particolare di Formula Uno. La reflex sempre in mano pronta a immortalare l’attimo fuggente, seguiva dunque da vicino le gesta dei protagonisti del Circus, e Gilles era ovviamente una delle figure più rilevanti di quel panorama, per il suo carattere estroverso dentro e fuori la pista. Un soggetto ideale per essere fotografato, a dispetto della velocità con cui gareggiava in pista.
La mostra si muove perciò come un racconto biografico, una storia che non può che cominciare con i natali di Gilles Villeneuve e l’adolescenza. La passione per i motori nasce presto, in un certo senso nei modi più disparati. Guida la macchina del padre, si cimenta in gare di accelerazione e, come se non bastasse, si mette pure a gareggiare con le motoslitte. Pare che siano proprio queste particolari sfide a metterne in luce il talento cristallino, avviandone una trafila nell’ambito dei motori che parte dal basso per raggiungere ben presto la vetta: dalla Formula Ford alla Formula Atlantic, dalla Formula 2 all’approdo in Formula 1 a bordo di una McLaren: è il 16 luglio del 1977, Villeneuve siede a bordo della terza monoposto britannica e per essere subito chiaro realizza il miglior giro nel corso del warm up del mattino. Nella griglia di partenza si trova in nona posizione, all’arrivo è undicesimo, nonostante i problemi tecnici che affliggono la sua macchina nel corso della gara. La tenacia e il talento che già traspaiono dalla sua condotta gli valgono quel giorno stesso il titolo di “Driver of the day”. Quell’esperienza rischiava di restare un caso isolato, dal momento che la McLaren non richiamò Gilles Villeneuve per i Gran Premi successivi. Poche settimane dopo, però, fu Enzo Ferrari a volere il canadese con sé. Il compito non era dei più semplici: sostituire il campione in carica Niki Lauda. Villeneuve non era però il tipo da tirarsi indietro, anzi.
Dal finale della stagione 1977 fino alla tragica morte seguita al drammatico incidente di Zolder, datata 1982, Gilles Villeneuve restò sempre un pilota della scuderia Ferrari. Ciò che c’è in mezzo è storia: il debutto proprio in Canada, la prima vittoria nel 1978 sempre in Canada, i duelli epici, gli incidenti in virtù dei quali venne ribattezzato l’Aviatore, un soprannome che d’altronde rimandava a quello di Tazio Nuvolari, il Mantovano Volante, al quale Enzo Ferrari lo paragonava per corporatura e stile di guida. L’aviatore perché, si diceva scherzosamente, era più il tempo che trascorreva in volo che quello che passava con le ruote sull’asfalto. Un’epopea moderna, fatta di gesti al limite, di record, di battaglie all’arma bianca con gli avversari e pure con i compagni di squadra, come dimostra il discusso duello dell’ultima stagione con Didier Pironi. E proprio l’ultima stagione è al centro di numerose fotografie di Ercole Colombo, con un focus sugli ultimi mesi di vita di Gilles Villeneuve prima delle tragiche qualifiche in Belgio. Ancora oggi il mito del pilota canadese è più vivo che mai non solo tra i ferraristi vecchi e nuovi, ma più in generale tra tutti gli appassionati di Formula Uno e di motori in genere. Anche perché Villeneuve era unico, e come lui non ce ne sono stati e non ce ne saranno mai altri.
L’ultima sala dell’esposizione è invece dedicata a Jacques Villeneuve, uno dei figli di Gilles, l’unico a seguirne le orme sulle piste. E anche colui che è stato in grado di chiudere il cerchio quindici anni dopo, conquistando quel titolo di Formula Uno che il padre non aveva fatto in tempo ad aggiudicarsi. Jacques Villeneuve, tra l’altro, si è aggiudicato anche il campionato di Kart americano e la 500 miglia di Indianapolis, dimostrandosi un grande pilota, proprio come lo era stato qualche decennio prima Gilles. Un’altra chicca appartenente a quest’ultimo in mostra a Milano è il motore della Ferrari 126CK Turbo del 1981, un pezzo che farà battere il cuore ai tanti appassionati che raggiungeranno il capoluogo lombardo per ripercorrere la storia di un mito che lasciava un vuoto incolmabile trentacinque anni fa. Di lui, il padre Seville ebbe a dire: “Gilles non aveva davvero paura. Qualunque cosa guidasse, la faceva sempre andare al massimo”. Il rivale Keke Rosberg, a sua volta padre di Nico, campione del Mondiale di Formula Uno nel 2016, disse invece: “Gilles era assolutamente coraggioso. Era il più gran bastardo contro cui si potesse correre e che io abbia mai conosciuto, ma era davvero leale. Un pilota grandissimo”.
La mostra “Wow, Gilles” è visitabile presso lo Spazio Oberdan di Milano (viale Vittorio Veneto, 2) fino al 16 luglio. Chiuso il lunedì, è aperto dal martedì al venerdì dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 19; il sabato e la domenica con orario continuato dalle ore 11 alle ore 20. Ingresso intero undici euro, ridotto nove euro.
(fonte immagini: sito clponline.it, copyright Ercole Colombo)
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