È l’aggettivo più ambito, ma può anche rivelarsi un’arma a doppio taglio: il detto “purché se ne parli”, all’epoca dei social network, vale fino a un certo punto. Stiamo parlando del termine “virale”, un vocabolo che la Rete ha mutuato da tutt’altro ambito e che è entrato nell’uso comune proprio grazie al Web. Un po’ tutti sperano di ottenerlo per portare buona pubblicità al proprio business, che si tratti di un brand, di una testata giornalistica, di un servizio di stampa on line. Il meccanismo è semplice: un contenuto, per i più svariati motivi, viene ribattuto sui social network o sui siti (o su entrambi) in un tam tam sempre più frenetico che può assumere connotati molto positivi, in termini di pubblicità, o molto negativi, se il giudizio predominante va a bocciare o addirittura stigmatizzare il contenuto. Il recentissimo “caso” del fertility day lanciato dal ministro Beatrice Lorenzin e subito ritirato a causa del clamore e delle proteste suscitate.
Cosa succede, però, quando è uno spot a diventare virale? Ci sono marchi che hanno fatto della loro promozione sui social un’arte, come testimonia la storia recente della Ceres, che prende spunto dai fatti di cronaca per portare visibilità al proprio mulino (l’ultimo caso è proprio quello del fertility day). Altre volte, sono la bellezza o il coraggio dello spot stesso a generare il successo e il passaparola.
Con questo articolo, andiamo a parlare dei cinque spot che, per un motivo o per l’altro, stanno facendo parlare molto di sé in questo momento.
Kenzo, la pubblicità è arte
In questi giorni, sui social network non si parla (quasi) d’altro: lo spot girato da Spike Jonze (regista cinematografico e autore di moltissimi videoclip rock) per il nuovo profumo Kenzo World. La trama è semplice: la giovane protagonista (l’attrice Margaret Qualley) si allontana da una noiosa cena formale e si scatena in un ballo decisamente spettacolare sulla musica inventata da Sam Spiegel e Ape Drums. L’effetto è davvero straniante, nonché molto distante rispetto alle classiche pubblicità di profumi. Anche la durata è extra large: quasi quattro minuti. Più che uno spot, un vero e proprio videoclip. Che, anche grazie al tam tam garantito dalla Rete nel giro di poche ore, sembra destinato a restare a lungo nella memoria.
La parodia firmata Ikea
Si può diventare “virali” anche prendendo in giro, con modi garbati, il popolo della Rete. Basta avere un poco di autoironia, in fondo, no? È quello che pensano anche gli ideatori del nuovo spot firmato Ikea, una clip familiare non solo nel contesto ma anche per gli atteggiamenti ritratti. La pratica del fotografare la cena per condividerla sulle bacheche e ottenere i famosi “like” viene trasportata indietro di qualche secolo, con un pittore chiamato a riprodurre su tela tutte le pietanze pronte sulla tavola e il quadro che viene trasportato da una piccola schiera di fattorini di qua e di là per le vie cittadine e nelle situazioni più improbabili, mentre i passanti sollevano il pollice in una primitiva e grottesca rappresentazione ante litteram dei nostri tic moderni. “E’ solo un pasto, non una competizione”, conclude la pubblicità del celebre marchio di mobili svedese, invitando i propri clienti a rilassarsi.
Le “storie di gioia” della Kinder
Un altro progetto ambizioso è quello recentemente messo in campo da Kinder per la nuova campagna autunnale. La pubblicità in televisione ha infatti una controparte sui social network e su un sito Internet dedicato all’iniziativa. La formula, invece, è piuttosto semplice e collegata all’aspetto emozionale del rapporto tra genitori e figli: sono proprio questi ultimi a raccontarlo, ovviamente alla loro maniera. La campagna pubblicitaria è già stata varata e se ne sta parlando in giro, anche perché in effetti il risultato è davvero efficace. A volte non è necessario creare clamore per ottenere ottimi risultati in termini di visibilità.
Microsoft e l’imitazione di Apple
https://www.youtube.com/watch?v=o_QWuyX8U18
C’è poi chi decide di fare il verso ai concorrenti, nella speranza di ottenere risultati significativi. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda gli eterni competitor del mondo della tecnologia, vale a dire Microsoft e Apple. Lo spot dei primi (per pubblicizzare Surface Pro 4) fa il verso a quello dei secondi (nella fattispecie, la reclame del Macbook Pro), inscenando un botta e risposta tra computer che serve a portare acqua al mulino di Bill Gates. Ma siamo sicuri che questa mossa produrrà davvero dei frutti? Al momento, la sensazione è solo quella di una operazione poco riuscita…
Vacanze in Siria? C’è chi le promuove
Sembra assurdo, e in effetti lo è, ma c’è pure chi ha scovato un nuovo spot che cerca di convincere gli utenti a passare le loro vacanze in Siria, in pratica nel bel mezzo di uno scenario di guerra e distruzione. L’iniziativa è firmata dal Ministero del Turismo del Paese del Medio Oriente, ed è tesa a incrementare il numero di turisti nella località balneare di Tartus, un tempo una perla sulle coste siriane, oggi al centro della guerra in corso e di attacchi terroristici ripetuti. Difficile, anzi impensabile credere che qualcuno possa farsi convincere da questo spot, di cui nelle ultime ore si sta lungamente parlando sui siti e sui social network di tutto l’Occidente.
Lascia un commento