Duecentomila utenti nel giro di poche settimane, quanti bastano per far ipotizzare che sarà proprio Monkey la prossima next big thing in ambito social network. L’ultimo baby boom, sotto ogni punto di vista, porta la firma di due teenager che, alla soglia della maggiore età, hanno saputo sviluppare una piattaforma che sembra possedere tutte le carte in tavola per colpire nel segno. Non solo tra i coetanei, ma anche in un pubblico più adulto e sempre più avvezzo alla vita 2.0 sui social network. Ma che cos’è Monkey? E perché sta riscuotendo tutto questo successo in così poco tempo? Vediamo di spiegarlo subito.
Il mondo dei social network, negli ultimi anni, sta adottando una strategia di questo tipo: si estrapolano le caratteristiche essenziali dalle piattaforme che vanno per la maggiore, magari unendo i segni distintivi di questo o di quel social, e poi ci si aggiunge un ingrediente a sorpresa, un quid che spariglia le carte e risulta decisivo nella scelta degli utenti. Il caso di Snapchat è ancora una volta maestro in questo senso: è bastato – se così si può dire – inventare i contenuti che si cancellano dopo un tot di tempo per spostare l’ago della bilancia e fare del social del fantasmino uno dei più importanti in assoluto. Si dice che il diavolo stia nei dettagli, ma a quanto pare anche il successo delle piattaforme che ogni giorno apriamo dai nostri smartphone. Ben Pasternak, australiano di Sydney e appena diciassette primavere alle spalle, e Isaiah Turner, americano del Maryland e più “anziano” di appena un anno, devono aver preso nota di tutte queste nozioni e, con la spensieratezza classica della loro età, oltre a una capacità evidentemente ben al di sopra della media, hanno messo a punto la loro idea di bricolage… social. Nel caso specifico, i due ragazzi – nel frattempo trasferitisi nello stesso appartamento a New York – hanno attinto da Facebook e da Chatroulette, due mondi per certi versi vicini e per altri lontani, ma che dentro a Monkey convivono alla perfezione.
Di base, infatti, Monkey è un altro luogo virtuale dove incontrare ed eventualmente conoscere persone nuove. Non è, però, un luogo virtuale come tutti gli altri conosciuti fino ad ora: se così fosse, Pasternak e Turner non arriverebbero a dichiarare che la loro creatura diventerà il social numero uno al mondo. Al momento si devono accontentare dei primi, incoraggianti passi compiuti. Ma torniamo a noi: Monkey è una video-chat che permette di conoscere altri utenti in diretta e attraverso una finestra di dialogo che dura pochissimo, appena dieci secondi: se in quel breve lasso di tempo scaturisce una anche minima scintilla, uno dei due utenti può chiedere di continuare la chat, previa richiesta di amicizia, condizione indispensabile per continuare a guardarsi in faccia dallo schermo di uno smartphone o di un computer. Poche informazioni di base, nessuna conoscenza reciproca. In sostanza, se Facebook è un network che – soprattutto in origine – intende mantenere in contatto persone che si conoscono o comunque vantano amicizie o interessi in comune, Monkey fa esattamente l’opposto, proponendo di scoprire utenti che non conosciamo, con il brivido generato dalla casualità degli accoppiamenti e l’ebbrezza di poter magari scovare il prossimo miglior amico o la più classica delle anime gemelle. Che sia questa la nuova strategia vincente per farsi largo in un ambito social mai così saturo di proposte? Date le premesse e le settimane inaugurali, pare proprio di sì.
C’è chi paventa il rischio di degenerare in scambi di contenuti sessuali, come già è accaduto altrove. Un rischio che i due fondatori di Monkey hanno da subito allontanato, affermando che “non ci saranno pervertiti” e scegliendo anzi di attivare un profilo su Snapchat per ascoltare le opinioni e i suggerimenti degli utenti. È chiaro che anche Monkey sarà soggetta a cambiamenti e aggiustamenti nel corso dei prossimi mesi, non foss’altro che per consentire un servizio migliore a chi deciderà di iscriversi alla piattaforma. Intanto, però, la novità sta piacendo molto: Monkey è già entrata nelle 25 app più scaricate dall’App Store, gli utenti hanno sfondato quota duecentomila e le video-chat lanciate superano già ampiamente il muro del milione. I complimenti recapitati dal Ceo di Apple, Tim Cook, sono un altro indizio della bravura (o della genialità, o di entrambe) dei due ragazzini che vogliono cambiare le carte in tavola nell’ambito dell’universo social. Lo fanno, però, con la consapevolezza di andare incontro alle richieste degli utenti: i contenuti che vanno per la maggiore sono quelli video, preferibilmente in streaming. L’altra componente particolarmente apprezzata è quella effimera, il contenuto che scompare senza lasciare traccia, le combinazioni che portano a scoprire un’altra persona in un altro luogo, e via dicendo. Pare che nel prossimo futuro verranno attivati dei filtri per trovarsi faccia a faccia solo con persone un minimo selezionate a monte. Il concetto però è sempre quello: o il feeling scatta subito, o addio. Almeno che, sfidando il calcolo delle probabilità, il fato non ci provi una seconda volta. A quel punto, cosa succederà? Ma soprattutto: quello di Monkey è destinato a essere un successo effimero, oppure durerà nel tempo e si posizionerà a fianco dei giganti come accaduto a Snapchat? Tra qualche mese avremo, quantomeno, l’ardua risposta a quest’ultima domanda.
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