In questi giorni in cui è ricominciata la stagione Nba, ho deciso di fare un po’ il punto sull’evoluzione dei loghi delle franchigie della lega professionistica di pallacanestro in America, per distacco la più spettacolare, amata e seguita al mondo. Per quanto, infatti, le squadre più “storiche” del campionato abbiano mantenuto sostanzialmente inalterato il loro simbolo, come testimoniano i casi dei Boston Celtics, dei Chicago Bulls e dei Los Angeles Lakers, a ogni stagione si riparte con qualche novità a livello di brand image. Quest’anno a cambiare il logo sono stati i Sacramento Kings, che hanno dato una netta rinfrescata, e gli Utah Jazz, che viceversa hanno scelto di ritornare alle origini.
Le novità del 2016/17: Sacramento Kings e Utah Jazz
Parlando di brand identity, le vere novità di questa stagione Nba arrivano dalla parte ovest degli States. La più evidente rispolverata a livello di immagine è quella che è stata attuata in casa dei Sacramento Kings: la franchigia della città capitale della California (400mila abitanti, suppergiù come Bologna, tanto per intenderci) ha cambiato il logo per la terza volta nella sua trentennale storia. Lo fa, però, strizzando l’occhio alle origini: il nuovo logo rappresenta infatti una versione evoluta e al passo con i tempi di quello originale, adottato dalla stagione 1985/86 fino al 1993/94, quando si era optato per una scelta più estroversa ed elaborata. Qui, al contrario, è tutto più semplice e intuitivo: la parte bassa del logo rappresenta il classico pallone da basket, mentre quella alta, sopra la scritta Sacramento Kings, torna a mostrare il profilo della corona che incorona i re: kings, appunto. Rispetto alla versione anni Ottanta, cambiano la dislocazione della scritta (ora totalmente inglobata nell’immagine) e i colori: un tempo rosso e blu, oggi viola e grigio.
Passiamo agli Utah Jazz, pure loro proiettati a un passo avanti che sa di ritorno alle origini. Va detto che, a differenza di quanto accaduto a Sacramento, la franchigia di Salt Lake City ha sempre mantenuto intatto – o quasi – il suo logo, ritoccandolo più nei particolari che nell’essenza. Il logo adottato dalla stagione 1979/80 al 1996/97 era la classica scritta Utah Jazz con la J maiuscola a rappresentare una nota musicale e al tempo stesso l’immancabile pallone da basket. Da metà anni Novanta e fino alla scorsa stagione, la scritta veniva messa in una prospettiva obliqua e circondata da un elemento circolare che nella parte alta rappresentava le montagne e in quella bassa la solita palla da basket. Da quest’anno, si ritorna alle origini: la scritta Utah Jazz da viola diventa nera, mentre restano invariati i colori giallo e verde del pallone. Un vero e proprio ritorno alle origini per la squadra che più di tutte negli anni Novanta ha saputo creare grattacapi ai leggendari Chicago Bulls di Michael Jordan, grazie al fenomenale asse portante della squadra rappresentato da John Stockton e Karl Malone.
Fedeli a se stessi
Altrove, il logo della franchigia è una istituzione riconosciuta a livello globale, nonché il simbolo di un passato glorioso che non si vuole cancellare, bensì celebrare. È il caso dei Boston Celtics, una delle formazioni più celebri e vittoriose della Nba. Orgogliosamente retrò per i giorni nostri, il logo fu disegnato negli anni Cinquanta dal fratello del leggendario coach Red Auerbach, e testimonia il legame con la terra di origine dei fondatori del team: l’Irlanda. Il personaggio è una versione “americana” del più classico dei Lucky Leprechaun, la pipa in bocca e il pallone da basket che ruota sul dito come il più abile dei globetrotter.
E che dire dei Chicago Bulls? Da queste parti il logo del toro che guarda dritto negli occhi rimane immutato dal 1966, anno di fondazione. È l’unica squadra della Nba a non aver mai mutato la sua immagine – e questo vale sostanzialmente anche per le divise di gioco, eventualmente ritoccate soltanto nei particolari.
Un discorso che vale più o meno anche per i Los Angeles Lakers, anche se qui si possono fare delle piccole distinzioni a livello cromatico: dal 1960 al 1976 il classico pallone che sbuca alle spalle della scritta era verdognolo e anche la scritta stessa appariva più scura; dal 1977 al 2001 si era scelto di utilizzare colori molto più tenui, dal 2002 semplicemente ravvivati. Siamo nel campo dei dettagli, perché per il resto il logo dei Lakers non è cambiato di una virgola.
Un’altra istituzione della Nba sono ovviamente i New York Knicks: sarete forse sorpresi di sapere che dal 1946 al 1963 il portacolori della franchigia newyorkese era uno strano personaggio con cappello e divisa d’epoca che correva con il pallone tra le mani. Dal 1964 arriva il classico pallone sovrastato dalla scritta Knicks, mentre il triangolo che dà ulteriore prospettiva al logo, tuttora esistente, viene introdotto nel 1992. Da allora, si è lavorato solo sui ritocchi, come la profondità delle lettere che non è più nera, bensì grigia.
E che dire degli Indiana Pacers? Quando penso a un logo “classico” tra quelli della Nba, il loro è uno dei primi. La classica P con dentro il pallone da basket è sempre esistita, fin dal 1967, primo anno di iscrizione al campionato. La differenza sta nel fatto che fino al 1990 c’era anche un braccio che la accompagnava, mentre appunto dal 1990 non c’è più alcun intervento “umano” e si è preferito dare una idea di movimento alla palla con le tre strisce gialle che arrivano dalla sinistra. Negli anni sono stati lievemente ritoccati i colori, comunque sempre giallo-blu. Curioso invece notare come la scritta Pacers resti intera, nonostante la P gigante a fianco potesse far optare per un semplice “acers” sotto a completamento.
Più classico che mai è il logo dei Miami Heat, rimasto praticamente invariato fin dal 1988. Nel 1999 si è scelto per un rosso più acceso nella palla infuocata che entra nel canestro, così come l’anello del canestro non è più nero bensì bianco. Per il resto, nulla è variato.
Mentre i Milwaukee Bucks si sono limitati a variare sullo stesso tema (il cervo, appunto), i Detroit Pistons sono tornati alle origini: la scritta e sotto il classico pallone da basket.
Cambiare all’insegna della tradizione
C’è chi ha scelto di mantenere la stessa impronta cambiando però in modo più evidente le forme, più che i contenuti: gli Orlando Magic hanno tenuto lo schema scritta-pallone da basket ma modificando nel tempo i font e magari anche la posizione dei vari elementi. I Portland Trail Blazers da metà anni Zero hanno scelto di inquadrare il logo all’interno di uno sfondo rettangolare. I Minnesota Timberwolves hanno “liberato” il lupo dall’iniziale logo circolare, ma dalla metà degli anni Novanta la grafica risulta sostanzialmente invariata. Anche i San Antonio Spurs hanno mantenuto pressoché intatta la parte della scritta, ma ciò che è variato (in modo netto) negli anni sono i colori retrostanti: dal 1989 al 2002 lo sfondo era blu, rosa e giallo pastello, mentre dal 2002 a oggi si gioca tutto su più sobri neri, grigi e bianco.
I Denver Nuggets hanno mantenuto le montagne nel loro logo, stilizzate negli anni Ottanta e poi disegnate dal 1993. Nel corso degli anni sono cambiati i colori, ma è curioso notare come all’inizio il logo fosse completamente diverso: un bizzarro personaggio a metà strada tra un vichingo e un cercatore d’oro. Infine, i Phoenix Suns hanno solo cambiato colori e font rispetto al passato.
Cambiare tutto (o quasi)
Altrove, le scelte fatte sono state all’insegna della rottura rispetto al passato. I Memphis Grizzlies sono passati dall’orso intero al volto stilizzato ma pur sempre minaccioso. Gli Houston Rockets hanno optato per una stilizzazione totale: oggi la scritta è abbellita soltanto dalla R circondata da un’orbita e sul punto di decollare. Per quanto ci riguarda, forse il più brutto tra i loghi attuali. Ben altro effetto è quello garantito dal nuovo logo degli Atlanta Hawks, che salutano l’aquila degli anni Novanta e ritornano al profilo del medesimo animale-simbolo già utilizzato tra gli anni Settanta e la metà dei Novanta, inserendolo in un contesto circolare. I Cleveland Cavaliers hanno avuto per molto tempo il simbolo di una palla che entrava nel canestro, ma dal terzo millennio hanno optato per una soluzione molto più elaborata, con la scritta in diagonale, un pallone e una spada, tutti sovrapposti. Anche i Dallas Mavericks a partire dal terzo millennio hanno cambiato rotta. Se in precedenza era un cappello da cowboy a incorniciarne il logo, dal 2001 è una più elaborata immagine di un cavallo dentro a un pallone da basket a rappresentare la franchigia texana.
Davvero fantastica è la svolta approntata dai Golden State Warriors i quali, abbandonato il vecchissimo logo con la palla gialla e poi quello di una sorta di Flash con in mano un fulmine, hanno trovato pace con l’immagine stilizzata del ponte di Golden State su sfondo blu. Davvero ben riuscito, niente da dire. Non ha mai avuto loghi particolarmente eclatanti l’altra squadra di Los Angeles, i Clippers, ma dal 2015 la squadra californiana ha deciso di cambiare un po’ le carte in tavola, relegando il pallone stilizzato in alto anziché al centro e ponendo tutta l’attenzione sulla scritta Clippers, ora nera. In quanto ai Philadelphia 76ers, hanno deciso a partire dal 2015 di creare una sintesi dei precedenti loghi, curando meglio il contorno circolare e mantenendo al centro il design classico. Rivoluzione totale anche in casa Wizards: il team di Washington abbandona il mago stilizzato che fin dal 1997 ne faceva da simbolo, optando a sua volta per linee rotonde rosse, blu e bianche nelle quali al centro si erge l’obelisco. Gli Charlotte Hornets mantengono il concetto dell’ape, ma dal 2014 il logo è radicalmente cambiato, in favore di forme più stilizzate e moderne. Idem per i Toronto Raptors: addio dinosauro in tenuta da basket, il nuovo logo introdotto nel 2015 presenta solo un pallone e tracce di zampate… preistoriche.
Ultime in ordine di tempo, e senza una storia alle spalle, sono infine Brooklyn Nets, New Orleans Pelicans e Oklahoma Thunder, i cui loghi sono raffigurati qua sopra.
E dunque, qual è il tuo logo Nba preferito?
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