Nel recente passato abbiamo parlato sul nostro blog della differenza essenziale tra i sistemi di colori RGB (tricromia, adatta in particolare per elaborati destinati al Web) e CMYK (quadricromia, il sistema solitamente impiegato nelle tipografie). Una differenza non solo teorica, ma anche e soprattutto pratica: capita spesso, infatti, che vengano avviati alla stampa file in RGB, con il risultato che la resa cromatica subisce variazioni dovuti alla conversione.
Oltre a questi due sistemi, tuttavia, ce n’è un terzo molto diffuso e utilizzato dai designer e dalle aziende: si tratta del Pantone, un catalogo di codici univoci elaborato dall’omonima e celeberrima azienda americana che si occupa di tecnologie per la grafica e, appunto, della catalogazione di tinte fin dagli anni Cinquanta in una gamma di mazzette sempre più ampia ogni anno che passa.
Vediamo dunque nel concreto cosa si intende per colori Pantone (altrimenti detta tinta piatta), e come è possibile stampare utilizzando tali tonalità.
I codici Pantone
Da oltre cinquant’anni, come si diceva, la Pantone Inc. cataloga e ispira i designer, i brand e tutti coloro che vogliono sempre restare al passo con i tempi e trovare le tonalità più adeguate per ambienti interni, abiti e, ovviamente, elaborati grafici. Pantone da tempo elegge un colore dell’anno (nel 2016 per la prima volta sono ben due: Rosa Quarzo e Azzurro Serenity), e questa tonalità va a influenzare il mondo della moda nonché quello dell’arredamento e del design in generale. La gamma di colori certificati da Pantone è dunque in perenne estensione: nel solo 2016 sono state annunciate 112 nuove tonalità, per un totale di 1.867 possibilità tra le quali scegliere.
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Ogni campione di colore Pantone è tradotto in un codice univoco che serve a identificarlo e riprodurlo ogni volta che lo si desidera. Un sistema – o meglio, uno standard – di tinte predefinite che non derivano dalla mescolanza dei quattro colori della quadricromia. Proprio per questo motivo è bene utilizzare i colori Pantone in un file solo quando la stampa seguirà questo standard, solo quando cioè una lastra della stampa offset sarà dedicata alla stampa con l’inchiostro Pantone di riferimento. In questo modo si avrà una precisione quasi assoluta nella resa cromatica e vi potrebbe anche essere la possibilità di risparmiare qualora fossimo interessati alla stampa del solo Pantone e non della quadricromia.
I codici Pantone sono divisi in due parti distinte: la prima può essere numerica o in lettere e con esse indica la famiglia di appartenenza del colore (blu, rosso, giallo, eccetera); la seconda va a indicare la gradazione specifica del colore.
Convertire il Pantone in RGB e CMYK
Ma come possono convertire un colore Pantone in un CMYK pronto per la stampa? Esistono codici che permettono di tradurre una determinata tinta piatta: ad esempio il Pantone Coated 100 C (un giallo canarino) viene tradotto in RGB con il codice 246, 235, 97 e in CMYK con il codice 0, 41, 61, 4.
Non sempre, tuttavia, è possibile convertire un colore Pantone in un codice CMYK. Proprio perché le tinte Pantone nascono da vernici e non dall’unione di quattro colori, è talvolta impossibile trovare un equivalente nella scala cromatica della quadricromia. In questi casi, pertanto, se si vuole utilizzare una precisa tinta bisogna necessariamente affidarsi all’originale: qualsiasi altro tentativo non corrisponderebbe perfettamente al colore Pantone. Si potrebbe avvicinare (quasi tutti i software professionali sono in grado di formulare una conversione) ma non sarà mai la stessa cosa.
Perché stampare con il Pantone
Come si diceva in precedenza, solitamente le tipografie lavorano in quadricromia, ovvero possiedono macchinari che presentano quattro lastre, una per ogni colore (Ciano, Magenta, Giallo, Nero). Far stampare in quadricromia un file con colori Pantone non convertiti in CMYK è rischioso: certe tinte potrebbero addirittura non venire riconosciute e pertanto, nel peggiore dei casi, non essere stampate. In molti casi però i macchinari presentano una quinta lastra, ed è lì che può essere inserito su richiesta un colore Pantone. Se ad esempio vogliamo realizzare degli inviti con dei colori standard al fianco di una precisa tinta Pantone, la macchina di stampa colorerà con le quattro lastre le tinte in quadricromia e con la quinta le parti che vanno realizzate con la tinta Pantone.
Inoltre, un altro aspetto da considerare risiede nel fatto che i colori Pantone sono creati sulla base di vernici, e non nascono dunque sullo schermo. Pertanto, anche la tipologia di carta su cui si stende l’inchiostro influisce sulla resa della tinta.
Per ottenere risultati perfetti, segui questa semplice classificazione:
-
Coated per la carta patinata lucida e opaca
-
Uncoated per la carta uso mano
I colori Pantone possono pertanto essere utilizzati per:
- questioni di risparmio;
- per rappresentare determinate aree con un codice colore preciso (nel caso in cui il Pantone scelto non abbia un riferimento univoco in quadricromia);
- per assicurarsi che la resa cromatica sarà esattamente come da nostra richiesta.
Oltre a ciò, come si accennava in precedenza, stampare su tonalità Pantone è sinonimo di lustro ed eleganza, ma anche di volontà di stare al passo con i tempi e le loro mode. Sul sito ufficiale dell’azienda statunitense è inoltre possibile trovare con grande facilità l’abbinamento giusto per ogni colore Pantone: è sufficiente inserire il codice di riferimento e saranno loro stessi a fornire tutte le possibilità consigliate.
Prima di inviare in stampa un prodotto che presenta colori Pantone, dunque, informati bene e interpella il tipografo che dovrà realizzare il lavoro: in questo modo avrai la certezza che il risultato sarà del tutto soddisfacente.
(fonti foto: wikipedia.org, flickr.com)
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