Ad oggi un’alta percentuale degli utenti che navigano sul Web utilizza sistemi, come gli ad block, per evitare di essere ripetutamente infastiditi da banner pubblicitari spesso troppo invasivi e che non permettono una navigazione rilassata in Internet. D’altra parte la pubblicità è, però, ciò che garantisce ai siti e alle pagine web entrate economiche aggiuntive a quelle percepite grazie alle visite che la pagina stessa riceve. A favore dei domini che scelgono di inserire della pubblicità nei loro siti si è recentemente schierato Salvatore Aranzulla, ideatore dell’omonimo sito Aranzulla.it, famoso per risponde a ogni dubbio di tipo informatico. A una intervista fattagli da Engage, Aranzulla ha affermato: «Da tre settimane abbiamo installato il nostro sistema per non permettere a chi utilizza gli ad block di accedere ai nostri contenuti. Prima la percentuale dei nostri utenti che utilizzava gli ad block era pari al 21% del totale, dopo una ventina di giorni è scesa al 14%, con un recupero dunque di sette punti percentuali. Il tasso di conversione è stato pari al 30% ma ora il nostro obiettivo è portarlo almeno al 50-60%».
Da domenica scorsa, però, gli ad blocker si sono ingegnati per riuscire ad accedere al sito del noto informatico senza l’impiccio di eventuali banner pubblicitari e hanno aggiornato i filtri del loro sistema di blocco riuscendo di conseguenza a superare la soluzione messa in rete da Aranzulla.it. Il gruppo di programmatori che lavorano al progetto di Aranzulla non si danno per vinti e annunciano il lancio in breve tempo, probabilmente già a partire dalla prossima domenica, di una nuova soluzione ancora più efficiente e sofisticata. «Da mesi lavoriamo a vari progetti che contrastino gli ad block e, probabilmente, continueremo a farlo ancora a lungo. La battaglia è infatti impari, ma non può non essere affrontata per evitare di perdere una quota importante del nostro business», ha affermato il team in una intervista. Secondo le stime di Aranzulla il problema degli ad block, se non venisse contrastato adeguatamente, potrebbe costare al sito un fatturato annuale di 300.000 euro circa. «Grazie alla prima versione del nostro sistema, siamo riusciti a recuperare all’incirca 200 euro al giorno, il che vorrebbe dire più di 70.000 euro su base annua. Se ora il tasso di conversione raggiungerà almeno il 50%, il recupero di ricavi sarà invece pari a circa 140.000 euro», dichiara il programmatore.
Il fenomeno degli ad block riguarda, secondo dei dati recentemente pubblicati dal sito Aranzulla.it, solo il desktop, senza andare a intaccare le piattaforme mobile, dove avviene il 30% del traffico del sito. Intanto Aranzulla, dopo aver chiuso il 2015 con un fatturato netto di 1,4 milioni di euro, alza le sue stime di chiusura di fine anno rispetto a quanto comunicato qualche mese fa. Ha in oltre affermato che «alla luce dei contratti siglati sino ad oggi, dovremmo archiviare il 2016 con un fatturato che potrebbe toccare anche gli 1,8 milioni di euro, contro gli 1,6 preventivati a inizio anno». Aranzulla, già da inizio 2016, ha cambiato la propria azienda di riferimento per la sua pubblicità, affidandosi alla Piemme del Gruppo Caltagirone, e ha iniziato inoltre, nell’ambito dello stessa collaborazione, ad appoggiare la navigazione presso il sito del Messaggero.
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