Eolo Perfido è uno dei fotografi più importanti della nostra epoca. Nato a Cognac, in Francia, da alcuni anni a questa parte si è trasferito a Roma, benché di fatto sia soltanto una tappa temporanea tra un viaggio di lavoro e l’altro. Perfido ha prestato la sua arte ai maggiori marchi e magazines del mondo, collaborando inoltre con fotografi del calibro di Steve McCurry ed Elliott Erwitt. Specializzato in fotografia pubblicitaria e ritratto, oggi si dedica anche alla Street Photography dove vanta una prestigiosa collaborazione con Leica. Ne approfittiamo per conoscerlo più da vicino.
Ho letto che la passione per la fotografia è nata quando avevi 28 anni: qual è stato l’evento scatenante di questo improvviso amore?
Dai 18 ai 28 anni ho fatto moltissimi lavori diversi. Amavo cambiare e fare esperienza. Verso i trenta ho però iniziato a sentire la necessità di trovare una collocazione più stabile e contestualmente la voglia di lavorare in proprio. In quel periodo ho avuto la fortuna di assistere ad un servizio fotografico di un amico. L’esperienza mi ha fatto incuriosire prima ed innamorare poi della fotografia. Grazie alle esperienze precedenti ho capito subito che se volevo trasformare questa passione in un mestiere dovevo dedicarmici giorno e notte, specialmente la notte, visto che per manternere gli studi ho dovuto continuare a lavorare. Scattavo quasi sempre nei weekend e la sera la passavo in camera oscura. Dopo due anni di training agonistico ho fatto il salto nel mondo della fotografia professionale. All’inizio è stato molto difficile ma ero preparato alle difficoltà.
Il tuo lavoro ti permette di girare il mondo, ma hai scelto come “base” Roma. Cosa ti lega a questa città?
In realtà niente di particolare. Mi dispiace però come si sta riducendo Roma ed ogni volta che viaggio rientrare è sempre più difficile. Non ti nascondo che sto pensando a delle alternative.
Negli anni hai avuto la possibilità di lavorare per multinazionali e riviste: c’è un tratto caratterizzante in ogni tua foto (uno stile, una scelta cromatica, un punto di vista…)?
Chi guarda il mio lavoro dice di riconoscervi un tratto distintivo. Io faccio fatica, ma probabilmente è normale. Il mio è un punto di vista svantaggiato. Inoltre c’è sempre la mediazione a cui vanno incontro i lavori su commissione rispetto a quelli più personali.
Cosa hai imparato lavorando a contatto con fotografi quali Steve McCurry, Elliott Erwitt, Eugene Richards e James Nachtwey?
Ho avuto la fortuna di lavorare con questi fotografi perchè sono rappresentati in Italia dalla stessa agenzia fotografica che rappresenta anche me: la Sudest57 di Biba Giacchetti e Giuseppe Ceroni. Quando nel 2007 hanno iniziato a rappresentare le mie immagini e la mia attività di fotografo, ho subito cercato il modo di poter collaborare per quelli che sono stati fotografi sui cui libri ho passato moltissime ore. Puoi immaginare l’emozione, e non lo nascondo anche un po di timore, quando li ho conosciuti per la prima volta.
Dopo aver lavorato per loro prima e con loro poi ho notato che hanno tutti in comune una cosa: un’attenzione quasi maniacale verso il loro lavoro e la ricerca della qualità in ogni progetto anche il meno importante. Queste sono le doti che probabilmente li hanno portati fino a dove sono ora e che spero di aver fatto mie.
Oltre ai lavori su commissione, negli ultimi anni ti sei dato alla “street photography”. Ci racconti cos’è, e come sviluppi questo lato del tuo lavoro?
La passione per la Street Photography è iniziata lentamente, in sordina. Mi ricordo ancora la prima foto di Street: ero uscito per fotografare alcune location per una campagna pubblicitaria da proporre a un cliente. Vidi una anziana di spalle che passeggiava in una via di Roma che sembrava ferma agli anni 50. Scattai la foto d’istinto. Lei mi vide e provai quasi un senso di colpa. Mi avvicinai per chiederle il permesso di conservare la foto e lei gentilmente mi disse di sì. Fu un’emozione che ancora ricordo e che mi gratificò molto da un punto di vista personale. Da allora ho iniziato a fotografare le persone per strada e non mi sono più fermato. I primi anni purtroppo scattavo di rado, ero molto preso da vari assignment in giro per il mondo. Una sessione ogni due o tre settimane. Ma più mi esercitavo e più per me diventava importante. Oggi esco con la macchina fotografica al collo quasi ogni giorno e oltre a dedicarmi a sessioni più lunghe due o tre volte alla settimana.
Descrivici la giornata di uno Street Photographer…
Se possibile la mattina esco molto presto. La luce all’alba è bellissima e ci sono meno persone per strada.
L’atmosfera della città che lentamente si sveglia e riprende il ritmo è unica e suggestiva.
Questo mi permette di realizzare immagini più minimali senza preoccuparmi di avere troppe persone negli scatti. Con l’andare della giornata mi concentro su immagini più complesse. Ovviamente non è una regola.
Una delle prime cose che si impara quando si fa street photography è che non si controlla l’ambiente intorno a noi, e spesso non si può far altro che seguire il fluire degli eventi cercando di anticiparne quanti più aspetti possibili.
Sono abituato a camminare per molte ore concedendomi delle pause lungo il percorso in bar o locali nei quali mi concedo un po’ di riposo e un veloce review di quanto fatto fino ad allora. La sera al rientro mi dedico al backup delle immagini e a una veloce preselezione delle migliori. Dopo una sessione di street, di solito mi sento sempre molto bene e soddisfatto.
Com’è il tuo approccio con le persone?
Il mio approccio con le persone cambia molto a secondo del mio umore e del mio stato emotivo.
Ci sono delle volte che mantengo una certa distanza dai miei soggetti e mi limito a catturare ciò che accade intorno a me senza interferire e delle volte in cui decido di entrare in contatto con il mondo e le persone che incontro. Sono due approcci che mi sono naturali anche se l’abitudine ad interagire con gli altri, anche in modo molto diretto, va alimentato da una pratica continua.
Questa “ attitudine all’altro” è una sorta training che va alimentato dalla continua pratica, proprio come un muscolo che bisogna tenere sempre in movimento per non perdere l’allenamento.
Quali emozioni ti dà la Street Photography e quali vorresti comunicare a chi osserva le tue foto?
Penso non ci sia necessariamente un collegamento diretto tra le emozioni che genera in me scattare le immagini e quelle che provano gli osservatori che ne fruiscono. Per me fare street photography è un momento di libertà. Di tutti i generi fotografici che ho la fortuna di realizzare, la street è quello che mi fa stare meglio con me stesso. E’ tempo di qualità che mi dedico. Quello che mi restituisce è meraviglioso: mi ricarica, mi apre agli altri e alla vita.
Per quanto riguarda gli osservatori del mio lavoro, non ho premura di comunicare niente di specifico. Sono felice quando sento di suscitare delle emozioni, ma so anche che possono essere molto diverse a secondo della persona che guarda le foto. Mi piace nutrirmi delle emozioni altrui, per questo spesso quando mi è possibile passeggio tra i visitatori ad una mostra personale o collettiva senza rivelarmi come l’autore delle foto ed ascolto quello che dicono guardando le immagini. E’ capitato spesso di guardare alcune mie immagini in modo completamente diverso dopo averle viste con gli occhi degli altri. Questo scambio probabilmente alimenta in continuazione il mio amore per la fotografia.
Che tipo di luoghi scegli per la Street Photography?
Non ho particolari preferenze. Cammino a lungo alla ricerca di stimoli visivi e relazioni tra ambiente e persone. Relazioni che possono essere puramente grafiche ma anche concettuali. A volte sono incuriosito da situazioni molto semplici, altre volte vedo un dettaglio che mi intriga ed attendo la persona giusta per costruire delle mie personali astrazioni. Alterno quindi camminate a lunghi appostamenti.
La fotografia di street può essere considerata fotografia documentaristica, nel senso più stretto del reportage che documenta il nostro tempo?
Non in senso così stretto. A volte lo street photographer attinge dalla realtà per creare qualcosa di nuovo che si astrae dal contesto originale. Penso che se il reportage usa le immagini per raccontare storie e punti di vista riguardo quello che chiamiamo realtà, la street photography si avvicina molto ad alcune forme di racconto breve come gli haiku. Come questi poemi giapponesi composti da pochissime parole, così la street è spesso più efficace quando si costruisce su pochi elementi grafici e/o di contesto.
Esistono leggi sulla privacy per cui, almeno a livello teorico, non potresti usare (ma scattare sì) foto fatte a estranei. Come ti poni rispetto a questo tema?
Penso sia diritto di chiunque proteggere la propria privacy e immagine. Io non mi pongo limiti fino a che qualcuno non mi chiede espressamente di non fotografarlo o a posteriori di rimuovere una foto dal mio sito o da una mostra. Non posso e non voglio essere il censore di me stesso. Se molti dei fotografi del passato non si fossero presi dei rischi oggi non avremmo le immagini di grandi autori che si sono cimentati con la Street Photography.
Quali consigli daresti a chi si avvicina a questo genere di fotografia?
Insegno Street Photography a giovani fotografi, ma anche a professionisti che sono specializzati in altri settori della fotografia (come ad esempio la fotografia in studio o aziendale).
La Fotografia di Street è, di tutte le discipline fotografiche, una delle più complete e utili a sviluppare la capacità di scattare foto in qualsiasi situazione.
Indipendentemente dal genere fotografico che si pratica, sia per passione che per professione, consiglio sempre ai miei studenti e colleghi che vengono ai miei corsi di praticare molta street photography, spesso se non tutti i giorni.
E’ uno strumento di crescita personale, perchè ti constringe ad interagire con persone, luoghi e culture diverse, e crescita professionale, perchè ti permette di avere maggiore sicurezza e padronanza sulla tecnica e sullo studio delle luci in situazioni non controllabili come la strada.
Parlaci della tua esperienza con la Leica Akademie.
Collaboro con i programmi di formazione Leica Akademie Italia da ormai due anni e le cose non potrebbero andare meglio. Abbiamo dei feedback bellissimi da parte dei partecipanti e questo è quello che per noi conta davvero. Nei nostri workshop di Street Photography affrontiamo tutti i temi più importanti della Street Photography per poi dedicarci a due giorni di fotografia sul campo ed analisi del lavoro svolto.
Quali sono gli argomenti che più appassionano i partecipanti ai Workshops Leica?
L’argomento più trattato è l’approccio con le persone. Molti partecipanti sono interessati al ritratto da strada, fotografare le persone, ma non ne sono capaci. Cerchiamo di spiegare loro come lavorare su questa loro paura e come procedere nel modo più semplice ed efficace possibile. E’ sorprendente vedere come dopo due giorni, si possono già intravedere dei miglioramenti molto evidenti.
Progetti futuri?
Sto organizzando una serie di viaggi in grandi città del mondo di tutti i continenti. Ho una gran voglia di confrontarmi con culture e luoghi diversi. Ho viaggiato molto ma quasi sempre per realizzare dei servizi di fotografia commerciale ed il tempo dedicato alla fotografia di street era sempre rubato qui e la. L’obiettivo di questi viaggi è invece quello di dedicarmi totalmente alla scoperta di questi luoghi con la macchina fotografica al collo. Vorrei inoltre approfittare di questa opportunità ed organizzare degli incontri con degli street photographers locali di cui apprezzo il lavoro per conoscerli meglio e condividere esperienze.
Per conoscere da vicino le attività di Eolo Perfido: sito ufficiale, walking photographer e workshops.
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