Sempre connessi, sì, ma non necessariamente alle stesse applicazioni. Gli italiani navigano sempre di più dai dispositivi, ma in certi casi si tratta soltanto di una toccata e fuga dettata dalla curiosità di capire come funzionano le piattaforme di cui parenti e amici parlano. La nuova ricerca “Italiani e Social Media” pubblicata da Blogmeter racconta quali sono le abitudini dei connazionali alle prese con le possibilità offerte dai propri smartphone: si scopre così che il social più “abbandonato” è Tinder, la piattaforma che permette di incontrare nuovi contatti nella speranza di intrecciare nuove relazioni (soprattutto amorose). Il social network più utilizzato si conferma invece l’intramontabile Facebook, in costante fase di espansione anche nel nostro Paese.
Toccata e fuga dalle piattaforme
Tinder è dunque l’app in cui gli italiani entrano volentieri e non di rado altrettanto volentieri escono. Almeno stando ai dati raccolti da Blogmeter, dai quali si evince che in media 3,5 connazionali su 10 affermano di essersi iscritti sulla piattaforma e di essersi poi cancellati. Una presenza a mo’ di meteore che si spiega con una sola parola: curiosità. Proprio la curiosità è d’altronde la ragione principale che spinge gli italiani ad addentrarsi tra i meandri dei social network. Il 17% degli intervistati afferma di essersi iscritto per intrecciare nuove relazioni, contro un 14% che viceversa li utilizza “solo” per motivi di svago o piacere. Resta il fatto che alcune piattaforme sembrano attirare più di altre una logica di toccata e fuga, quantomeno nel Belpaese. La media più alta, come si diceva, la fa segnare Tinder. A ruota, poi, troviamo Snapchat (uno su quattro afferma di essersi disiscritto), Pinterest e Twitter (qui la media è di uno su dieci). Twitter, si sa, è una delle piattaforme più in sofferenza tra quelle più in vista: un numero di utenti che fatica a crescere, raccolte pubblicitarie perfezionabili, gli influencer che fuggono verso altri lidi spostando altrove l’interesse degli utenti. Una voce, quest’ultima, che incide molto sul bilancio finale.
Il ruolo degli influencer
Eh già, è proprio così: dove vai se l’influencer non ce l’hai? Che si tratti di celebrità o di abili comunicatori che sono riusciti a formarsi un vasto seguito, queste figure preminenti sono in grado di veicolare l’attenzione di un elevato numero di iscritti. Ecco spiegato il motivo per cui sono così ricercati, e perché in qualche modo possono concorrere al declino di un’app e alla contestuale ascesa di un’altra. Che poi è un po’ quello che è accaduto con Twitter e Snapchat. Del resto, si tratta pur sempre di un dato numerico: cantanti, giornalisti e scrittori sono le personalità di cui gli utenti affermano di fidarsi di più, con musicisti e personaggi televisivi che vengono seguiti dal 33% del campione intervistato. La loro “influenza”, appunto, può essere dunque fondamentale per le sorti di una piattaforma – e per i guadagni di un marchio che intenda farsi pubblicità sfruttando i canali di questi novelli opinion leader.
Con l’età si diventa più selettivi
Un altro dato interessante è quello che concerne le abitudini che si differenziano a seconda dell’età anagrafica degli iscritti. I più giovani, infatti, tendono ad avere installate sullo smartphone più applicazioni, mentre il numero tende a scendere per gli utenti più avanti con l’età, che si dimostrano così più “selettivi” nelle scelte. Nella fascia di età che va dai diciottenni ai trentaquattrenni, la media è di più di sette applicazioni social installate; chi ha più di quarantacinque anni, invece, non va oltre tre piattaforme social scaricate sullo smartphone. Tra i giovani vanno per la maggiore Instagram e YouTube (curioso come invece non venga indicata Snapchat che furoreggia oltre oceano), mentre tra i più grandi si preferiscono Facebook e la televisione.
Tra social “di cittadinanza” e social “funzionali”
Lo studio effettuato da Blogmeter distingue due differenti tipologie di social network. La prima, denominata “di cittadinanza”, va a includere quelle piattaforme che utilizziamo ogni giorno, magari più volte al giorno, per qualsivoglia motivo. In testa spicca il solito Facebook che, stando alle rilevazioni di Blogmeter, viene abitualmente utilizzato dall’84% del totale. E per “abitualmente” si intende anche più volte al giorno. Dietro il colosso di Mark Zuckerberg troviamo YouTube (di proprietà di Google), Instagram e WhatsApp (entrambe appartenenti sempre allo steso Zuckerberg). In quanto alla seconda categoria, quella dei social “funzionali”, si va invece a indicare quelle app che rispondono a un bisogno specifico degli utenti: qui la classifica è dominata da Google Plus (il 40% lo utilizza), Twitter (il 35%) e Linkedin (il 30%).
La “resistenza” dei media tradizionali
È vero che le app stanno prendendo sempre più piede, e con esse una tipologia diversa di informarsi – in tempo reale, da più fonti, magari in modo più superficiale e preliminare. Non ci sono dubbi riguardo il fatto che viviamo in un’epoca in cui siamo costantemente bombardati da notizie che, al di là della loro importanza specifica, sono soggette a un utilizzo “usa e getta”. In questa logica, i social giocano una parte molto importante non solo nel diffondere le notizie, ma anche nel costruirle: si pensi a Twitter, quando le testimonianze in diretta di utenti presenti sul posto diventano fonti preziose per capire che cosa stia accadendo sul momento in un luogo geograficamente lontano (ma anche vicino) a noi. Ciò non toglie, però, che da parte loro i media cosiddetti “tradizionali” continuino a essere delle fonti privilegiate per chi naviga sul web. La televisione, i giornali e i magazine continuano a essere dei punti di riferimento per informarsi su ciò che accade nel mondo. Al contrario, i canali online quali Facebook, YouTube e i blog non godono di grande considerazione, forse anche in virtù delle bufale e del click bait che purtroppo imperversano in rete. Probabilmente la sensazione degli utenti è che, in mezzo a tante notizie verificate, ve ne siano anche altrettante fasulle o non attendibili. Molta, infine, è la fiducia che i naviganti ripongono nei portali più conosciuti per quel che riguarda i consigli per viaggi e acquisti: TripAdvisor, Amazon ed Ebay sono in tal senso più autorevoli rispetto ai media tradizionali. La diffidenza, qui, è ampiamente superata.
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