Lo scorso 16 agosto si è conclusa con successo una nuova edizione dell’Antichissima Fiera delle Grazie di Curtatone. Le origini di questa manifestazione risalgono al 1400, con l’edificazione del Santuario e il conseguente arrivo dei pellegrini; nei secoli la Fiera è diventata sempre più occasione di divertimento, oltre che un incontro religioso e commerciale. Dal 1973 ospita anche l’Incontro Nazionale dei Madonnari: per i pochi che non lo sanno, il madonnaro è un artista che esegue i suoi disegni con gesso o gessetti su strade e marciapiedi delle città, l’origine di questa arte risale al XVI secolo e, calcando un po’ la mano, può essere considerata una delle prime forme di quella che oggi viene chiamata street art, ovvero l’arte di strada o arte urbana.
Certo, tra i madonnari con le raffigurazioni sacre e gli street artists che portano avanti tematiche sociali o politiche, tra l’impermanenza del gessetto e la graffiante presenza della vernice spray (quando si tratta di graffitismo), passa una notevole differenza, ma si tratta comunque di due realtà accomunate dalla voglia di riappropriarsi di strade e piazze per portare l’arte fuori dal museo, a contatto con la gente. Più recente ancora è la street art 3D, meglio detta arte anamorfica, creata con un effetto ottico per cui l’immagine viene eseguita su di un piano in modo distorto, rendendo il soggetto riconoscibile solo guardandolo dalla giusta prospettiva.
Lasciando da parte le polemiche che accompagnano queste forme d’arte, la difficoltà delle istituzioni a comprendere la bontà delle azioni di street art e l’utilità sociale che da esse può venire, evitando i problemi che ci sono a distinguere tra irrispettoso vandalismo e riqualifica di un ambiente degradato, fino alla recentissima diatriba tra Blu e le eminenze grigie dietro la mostra Street Art. Banksy & Co. – L’arte allo stato urbano, di cui si potrebbe parlare e scrivere per ore, ci si può invece concentrare sull’aspetto più commerciale e giocoso di questo fenomeno. Oggi infatti la street art non è più unicamente un fenomeno artistico, ma è diventata uno strumento a disposizione delle aziende per fare marketing, per raccontarsi integrando la propria presenza nella città. Le campagne di marketing e la comunicazione realizzate con interventi urbani risultano sempre di grande visibilità e impatto, tanto che grandi nomi come Nike, Smart, Coca-Cola, Fiat, Luis Vuitton, Peugeot, Ikea, ma anche Campari e la stessa Google ne hanno fatto largo uso.
Ciononostante, si tratta di una modalità ancora poco diffusa qui in Italia anche se in rapida crescita. Due realtà interessanti, in questo senso, sono #StreetArtFactory e GreenGraffiti. La prima è un progetto che nasce con due obbiettivi principali: portare l’arte dentro e fuori i luoghi di lavoro per trasmettere armonia, bellezza e stimolare creatività e produttività di chi in quei luoghi svolge la sua professione.
Un ottimo esempio è quello dell’azienda milanese Fratelli Branca Distillerie che per festeggiare i suoi 170 ha incaricato gli street artists Orticanoodles per decorare l’imponente ciminiera di via Resegone.
Gli artisti hanno scelto di raffigurare i simboli che rappresentano al meglio l’azienda, coma la storica bottiglia e l’aquila, uniti alle 27 erbe che compongono la miscela del Fernet Branca. Campari invece, per festeggiare 110 anni ha fatto risistemare la mura perimetrali dello stabilimento di Sesto San Giovanni con un percorso artistico a murales di 11 tappe, una per ogni decade di attività.
GreenGraffiti invece è un’agenzia specializzata in campagne di ambient e guerrilla marketing green. Realizzano graffiti con acqua piovana, con gesso, con muschio, con la sabbia e molti altri lavori brandizzati ma sempre di stampo sostenibile.
Arte, intrattenimento, marketing, brand, riqualifica ambientale, sostenibilità, protesta, messa in scena, tanti modi di fare street art, spesso carichi di risvolti sociali e culturali, che stanno cambiando sempre più i volti delle nostre città.
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