Lo scorso 21 aprile si è definitivamente concluso il concorso internazionale di fotografia Sony World Photography Award con l’assegnazione dei premi alle ultime categorie Professional, Youth e Student Focus. Il concorso è universalmente riconosciuto come il più grande concorso di fotografia al mondo, con complessivamente oltre 227mila candidature provenienti da 183 paesi. Ogni anno il Sony World Photography Award premia il meglio della fotografia contemporanea, scegliendo i vincitori nelle categorie Professional, Open, Youth e Student Focus. La categoria Professional, così come la Open, premia interi progetti fotografici, comprendendo al suo interno 10 sottocategorie. Le immagini inviate per la categoria Open sono automaticamente candidate anche per il National Awards (programma mondiale aperto ai fotografi di qualsiasi livello con lo scopo di trovare la miglior immagine singola scattata da fotografi locali di 65 Paesi) in base alla nazionalità di provenienza. La categoria Youth premia invece una singola immagine dei migliori fotografi nel range d’età tra i 12 e i 19 anni. Infine la categoria Student Focus è dedicata agli studenti di fotografia. Le dieci sottocategorie della categoria Professional sono Architecture, Conceptual, Contemporary Issues, Current Affairs & News, Daily Life, Landscape, Natural World, Portraiture, Sport e Still Life. Tra queste la più accattivante è sicuramente Current Affairs & News, ovvero Attualità, che mostra la capacità dei fotografi professionisti di riportare all’attenzione i principali accadimenti del mondo. Quest’anno, vincitore della prestigiosa sottocategoria Attualità è stato l’italiano Alessio Romenzi, con il suo racconto in fotografia We are taking no prisoners sulla liberazione di Sirte, la città fortezza autoproclamata capitale dello Stato Islamico in Libia: sette mesi di combattimenti, settecento morti e oltre tremila feriti tra le file dell’esercito libico, un sacrificio immenso documentato con attenzione da Romenzi. “L’offensiva per liberare Sirte è stata lanciata a maggio. I soldati libici erano per lo più civili, senza alcun addestramento militare. I leader dell’operazione avevano come priorità la liberazione dei civili (donne e bambini) intrappolati nella città. Ma nelle ultime settimane dell’offensiva, la distinzione tra civili e militanti è diventata poco chiara: alcune donne, presunte dalle mogli dei militanti dell’ISIS, si sono fatte saltare in aria mentre i soldati libici cercavano di salvarli. Oggi Sirte è una città fantasma. Nessuno sa con esattezza quanti militanti dell’Isis ci fossero nella città prima dell’offensiva, né quanti di loro siano stati uccisi, quel che è certo è che i soldati libici non hanno fatto prigionieri e oggi a Sirte ci sono decine e decine di cadaveri seppelliti sotto le macerie.” ha spiegato Romenzi durante la premiazione.
Il premio per la sezione Professional Daily life è andato alla fotografa tedesca Sandra Hoyn, con un crudissimo reportage sulla prostituzione minorile in Bangladesh.
La fotografa saudita Tasneem Alsultan ha vinto il premio per la sezione Contemporary Issues con un reportage sui matrimoni in Arabia Saudita: “Mentre l’Arabia Saudita è un simbolo internazionale di appartenenza all’Islam, molti sauditi sono d’accordo sul fatto che vi sia una forte sconnessione tra il Corano e le tradizioni locali. Volevo rispondere a una domanda che molti condividono: abbiamo bisogno del matrimonio per dimostrare l’amore che proviamo? Hai bisogno di un marito per avere una vita significativa? Ho iniziato il progetto pensando di avere solo la mia storia personale da condividere: mi sono sposata all’età di 17 anni e vivo da sei anni come genitore single dopo un matrimonio infelice durato 10 anni. Solo più tardi ho capito che c’erano molte donne saudite che avevano avuto esperienze simili. Ho seguito le storie di donne vedove, di donne felicemente sposate e di donne divorziate. Ho esplorato il concetto di amore, fotografando mia figlia e mia nonna. Ho realizzato che ogni donna che ho fotografato è riuscita a superare i numerosi ostacoli imposti dalla società e/o dallo Stato”.
La fotografa Sabine Cattaneo ha vinto il premio per la sezione Conceptual con il progetto Art.115, un reportage sui suicidi assistiti in Svizzera. Nelle immagini i pazienti, gli accompagnatori o il personale medico ospedaliero non compaiono mai: solo interni di camere d’albergo e esterni, a restituire un senso di vuoto.
Il colombiano Henry Agudelo ha vinto il primo premio per la sezione Still Life con il progetto, molto forte, Indelible Marks, che raccoglie i resti – tatuaggi, orecchini, anelli, scarpe – dei desaparecidos colombiani che le Università provano a ricomporre per risalire all’identità delle persone scomparse.
La categoria Sport ha visto vincitore il fotografo cinese Yuan Peng con le piccole ginnaste gemelle Liu Bingqing and Liu Yujie.
Mentre il russo George Mayer ha vinto il primo premio nella sezione Portraiture, con i suoi ritratti di donna ingoiati dal nero dal titolo Light. Shadows. Perfect Woman.
Per la categoria Architecture ha vinto la fotografa cinese Dongni con il suo Space&City.
Infine, il podio per la sezione Natural World è andato al britannico Will Burrard-Lucas con African Wildlife, una serie di scatti realizzati in Zambia.
Tra gli italiani premiati nella sezione Professionisti figurano anche Alice Cannara Malan, che ha conquistato il terzo posto nella categoria Daily Life con la serie My (M)other, che riflette sui rapporti familiari: “Ho scoperto che nei rapporti familiari teniamo nascoste troppe cose: le nostre incertezze e sofferenze, i difetti di carattere e, ovviamente, il bene che proviamo gli uni per gli altri”.
Diego Mayon si è invece classificato terzo nella categoria Architecture con il progetto ATHENS STUDIO, una raccolta di immagini architettoniche dei bordelli di Atene, in Grecia, dove la prostituzione è legale.
Lorenzo Maccotta ha ottenuto il terzo posto nella sezione Contemporary Issue grazie al suo Live chat studio industry, dove ritrae modelli e modelle che lavorano nell’industria delle webcam per adulti in Romania, capitale mondiale indiscussa delle attività webcam in studio.
Infine, il prestigioso titolo di Fotografo dell’Anno e il premio di 25.000 dollari è andato al fotografo belga Frederik Buyckx, del quotidiano De Standaard. Il reportage con cui Buyckx ha vinto s’intitola Whiteout ed è dedicato alle metamorfosi del paesaggio sotto il manto nevoso, dove case e strade scompaiono sotto una candida coltre di neve, asini e figure umane si stagliano su fondo bianco, lottando per sopravvivere in queste condizioni estreme. Teatro dei suoi scatti sono i Balcani, la penisola Scandinava e l’Asia Centrale, aree remote in cui la popolazione vive in isolamento condividendo con la natura un rapporto quasi ancestrale: “La natura subisce una forte trasformazione quando arriva l’inverno: la neve e il ghiaccio iniziano a dominare sul paesaggio e uomini e animali devono affrontare condizioni climatiche estreme. Le mie fotografie mostrano la lotta intrapresa per evitare di scomparire”.
Tutte le fotografie premiate resteranno in mostra fino al prossimo 7 maggio alla Somerset House di Londra, dove, lo scorso 21 aprile, si è svolta la premiazione.
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