Dal 1951, instancabilmente ogni anno, il Festival della Canzone Italiana di Sanremo ci tiene compagnia per qualche giorno di febbraio. In questo 2017 non è stato da meno e anzi, ha regalato notizie e polemiche di cui i social si sono prontamente nutriti.
Iniziamo parlando dello sponsor, ovvero TIM, che quest’anno è in realtà ben più di uno sponsor, è sponsor UNICO dell’intera manifestazione e non ha tardato a farlo vedere. TIM ha infatti acquistato da Twitter l’hashtag ufficiale del festival di Sanremo (#sanremo2017). La compagnia ha così acquistato la possibilità di associare il suo logo all’hashtag, con un meccanismo che finora era stato sperimentato dal social per associare agli hashtag delle piccole immagini relative a quell’evento, solo che qui non compare il logo della manifestazione, bensì quello dello sponsor. Si tratta forse della prima volta che il social californiano vende in questo modo la pubblicità, sicuramente è la prima volta in Italia per un evento così importante.
Le polemiche si sono subito scatenate, in molti si chiedono infatti se sia etico, opportuno e politicamente corretto che, twittando Sanremo, si faccia involontariamente pubblicità alla compagnia telefonica. TIM ha investito sette milioni di euro nella manifestazione e buona parte della quota è andata, ovviamente, al comparto pubblicitario. Oltre all’hashtag, TIM ha riportato (virtualmente) a Sanremo la grandissima Mina, protagonista insieme al ballerino Just Some Motion degli spot che andranno in onda durante le serate. Nei video Mina reinterpreta il brano All Night di Parov Stelar accompagnando così le performance del ballerino nella messa in scena di un musical realizzato tra le suggestive scenografie di Cinecittà World.
Ancora prima dell’inizio della manifestazione è solita presentarsi la polemica sui cachet dei presentatori e degli ospiti. Anche quest’anno il web non si è tirato indietro e Carlo Conti, presentatore di questa edizione 2017 si è trovato coperto da una valanga d’insulti al suono di “Vergognati: 650 mila euro per condurre Sanremo”, i social sono impazziti tra “milioni di persone vivono nella soglia della povertà” e che “la turbina in Abruzzo era in officina rotta perché non c’erano circa 20 mila euro per aggiustarla” e ovviamente che quel compenso è “un insulto alla miseria”. La Rai sottolinea però che le cifre sono in linea con il mercato e che non si può scorporare il singolo evento (Sanremo) dal suo contratto complessivo. Inoltre viale Mazzini fa notare che Sanremo “non pesa sulle risorse derivanti dal canone, ma da almeno due anni è in attivo grazie al contenimento dei costi e ad introiti pubblicitari e ricavi commerciali per un totale stimato quest’anno di 23 milioni di euro”. A Salvini tutto ciò non interessa: “Lo stipendio di Carlo Conti è una cosa assolutamente indegna. È uno schifo”, fornendo l’assist ottimale all’intervento di Crozza della prima serata. Questa “miracolosa” rinascita economica del Festival si deve tutta a Giancarlo Leone, che ha seguito le ultime cinque edizioni come Direttore di Rai Intrattenimento e di Rai 1 come consulente artistico. La prima voce di risparmio è stata quella della Convenzione con il Comune di Sanremo, calata da 7 a 5 milioni di euro dopo una estenuante trattativa tra le due parti in causa. Ora la Convenzione è scaduta e andrà rinegoziata con il Sindaco che punta fortemente al rialzo, visti i risultati ottenuti. La seconda voce è quella relativa ai conduttori, scesa da un budget complessivo di 1,5 milioni a circa €500 mila (nel 2012 Morandi costò € 800 mila e Celentano €700 mila mentre nel 2009 la conduzione di Bonolis era costata un milione di euro). La terza voce è quella della Direzione artistica, ora unita a quella della Direzione musicale per un importo complessivo di €150 mila (il 50% in meno delle edizioni ante 2013).
Ancora più rilevante la manovra sul costo degli ospiti e delle star internazionali, dove da un budget complessivo di €3 milioni si è scesi ora a poco più di €1.5 milioni. Anche costi di produzione interni a loro volta sono calati notevolmente. Inoltre Fabrizio Piscopo, Amministratore Delegato di Rai Pubblicità, ha rivoluzionato le tariffe pubblicitarie eventizzando la politica commerciale incrementando così di oltre € 5 milioni i ricavi. È lui che quest’anno ha voluto puntare sullo sponsor unico. Dunque la pubblicità ha assunto un ruolo prominente alla sopravvivenza dello show. Ma quanto costa avere un proprio spot trasmesso durante le serate di Festival? Durante la serata di apertura, uno spot di 15 secondi trasmesso alle 21.45 costava 219mila euro. Alle 22.25 lo stesso spazio si vendeva a 210mila euro. Oltre mezzanotte, 90mila o 42mila euro. Da mercoledì a venerdì i prezzi sono più bassi, in media nell’ordine dei 30mila o 40mila euro a spot. Sabato, durante la finale, dalle 21 alle 23 non si scende sotto i 200mila euro. Nell’ultima fascia pubblicitaria, programmata a mezzanotte e 20, un passaggio di 15 secondi si vende invece a 96mila euro. Sul listino Rai Pubblicità specifica che “la variazione tariffaria media analoga al listino base di periodo è +5%”. Perciò, mandare in onda uno spot a Sanremo rispetto alle altre serate della stessa stagione costa in media il 5% in più.
Polemiche, polemiche, oltre a Conti e il suo cachet ancora prima dell’inizio del festival sono fioccati insulti su Greta Menchi, giovane Youtuber scelta da Carlo Conti per entrare a far parte della giuria accanto a personaggi importanti tra cui il produttore musicale Giorgio Moroder, Andrea Morricone, compositore figlio del più noto Ennio, il regista Paolo Genovese, Linus e Rita Pavone. Dire che sui social la partecipazione della Menchi alla giuria di qualità ha fatto molto discutere, è un eufemismo, Greta è stata di fatto coperta di insulti sessisti e volgari. Che sia indiscutibile il fatto che la ragazza sia troppo giovane e soprattutto inesperta di musica – no, ascoltare Battisti non ti qualifica come giurata – e comunque inaccettabile la pioggia d’insulti che ha ricevuto. Ma l’aver chiamato un 21enne in giuria ha un nome, si chiama marketing ed è strettamente legato al milione di follower che Greta si porta dietro dalla sua attività su YouTube e alla volontà di svecchiare un Festival giunto alla sua 67ma edizione.
In prima serata poi arriva l’altra polemica sessista: la giornalista di Sky Sport Diletta Leotta arriva al Teatro Ariston vestita in rosso, con un abito in due pezzi e gonna sontuosa.
La giornalista ha raccontato i cyber attacchi subiti (pochissimo tempo dopo la tragica morte di Tiziana Cantone) e ha invitato a farsi forza e a “denunciare le violazioni della privacy” e a “non aver paura”. Prontamente, la conduttrice Caterina Balivo pubblica un tweet al vetriolo:
Maria De Filippi, madrina del Festival 2017 commenta: “Nel 2017 mi vesto come mi pare. Concentrarsi sull’abito e non sul suo messaggio è come dire che è giusto che ti violentino perché hai la minigonna. Non diamo spazio a queste polemiche: è come tornare indietro nel tempo”. Il giorno successivo arrivano le scuse ufficiali della Balivo:
L’altra “polemicona” che ha smosso i social è legata agli ospiti omosessuali presenti sul palco del Teatro e alla pratica dell’utero in affitto. Oltre agli interventi di Mario Adinolfi, ex parlamentare PD e ora leader del Popolo della Famiglia, sono arrivate le Sentinelle in piedi, che hanno organizzato una manifestazione di protesta a Sanremo o una “veglia di preghiera” come l’hanno chiamata loro.
Il Festival però non si è lasciato intimorire e anzi ha chiamato sul palco il cantante anglo libanese Mika. Dopo aver omaggiato George Michael, mancato lo scorso Natale, ha espresso il suo pensiero: “La musica fa cambiare il colore della mia anima. Posso essere bianco, blu, violetto… tutto. È molto bello essere di tutti i colori. E se qualcuno non vuole accettare tutti i colori del mondo e pensa che un colore è migliore e deve avere più diritti di un altro o che un arcobaleno è pericoloso perché rappresenta tutti i colori.. Beh, peggio per lui. Sinceramente, questo qualcuno lo lasciamo senza musica”.
Tra tutte le luci, i lustrini, gli strass e le note musicali però una mancanza su tutte si è fatta notare sempre più una serata dopo l’altra: il Maestro Beppe Vessicchio. La colonna portante del Festival e il punto di riferimento per tutti gli ascoltatori sembra essere scomparso. E se qualcuno parla di diritti non pagati dalla Rai o dalla mancanza di suoi artisti in gara, la risposta più plausibile ce la dà la piattaforma streaming Netflix:
Lascia un commento