Che le società sportive si siano ormai trasformate, nel corso degli ultimi anni, in brand universali da esportare nel mondo, non è certo una novità. Un marchio, per essere al passo con i tempi, deve anche sapere aggiornarsi, strizzare l’occhio alle nuove tendenze, sapersi dimostrare universale perché una maglia di gioco o un gadget possono essere acquistati dal bambino che abita a Torino e magari ha l’abbonamento per lo Juventus Stadium così come dal ragazzo di Tokyo con la passione per il calcio e i poster di Dybala e Buffon in camera. Assecondando questa visione globalizzata in cui anche il calcio – dopo gli sport professionistici americani – si è necessariamente immedesimato, il primo passo verso un’appetibilità su tutti i mercati del mondo è quello che passa attraverso un logo moderno, funzionale, universale. È esattamente quello che ha deciso di fare la Juventus, il club con più Scudetti vinti in Italia: ieri il presidente Andrea Agnelli, in sede di presentazione del nuovo logo, ha affermato che “vogliamo crescere: crescere vincendo, comunicando ed evolvendo il brand” Vediamo allora com’è cambiato il simbolo della Juve, e altri esempi di squadre di calcio che hanno modificato il loro logo in questa stagione.
L’ideogramma bianconero
Una doppia J, sormontata sulle maglie di gioco dalle tre stelle che rappresentano gli scudetti vinti dalla società con sede a Torino. Visto così, a primo impatto, sembra un ideogramma dell’alfabeto giapponese, e visto che la firma del progetto è quella di Interbrand, una delle agenzie più importanti al mondo, viene da pensare che questo ammiccamento al mercato asiatico – quello più redditizio – non sia del tutto casuale. La lettera iniziale della parola Juventus era anche la preferita dell’avvocato Gianni Agnelli, in una sorta di omaggio implicito. Ma, soprattutto, il nuovo logo riesce a parlare ai nostri tempi: semplice, minimale, quadrato, pronto per essere esportato non solo sulle divise da gioco, ma anche sui canali sociali e in qualsiasi prodotto ufficiale della squadra. Insomma, al di là delle opinioni che già impazzano in Rete tra chi promuove e chi boccia, a suo modo un simbolo perfetto.
Il ricorso alla semplicità
Immediati, funzionali, pratici. Così devono essere i simboli delle squadre di calcio al giorno d’oggi. Un dogma che possiamo riscontrare nel nuovo logo adottato dal West Ham United, società londinese che milita nella Premier League. Pur senza rivoluzionare il proprio simbolo, la società degli “Hammers” ha deciso di metterne a punto la grafica. Il vecchio logo presentava i due martelli davanti alle torri di un castello, con la scritta West Ham United inserita nel drappo sottostante. Il vecchio logo ha invece il solo gagliardetto, dentro il quale trovano posto soltanto i due martelli (il castello è stato nel frattempo eliminato), il nome della società e, in basso, il luogo di provenienza: London. Un restyling semplice ed efficace, che è andato di pari passo con l’inaugurazione del nuovo stadio di proprietà della squadra, l’Olympic Stadium di Londra che ha preso il posto del glorioso Upton Park.
La stessa cosa si può dire della trasformazione avvenuta nel logo dei Queens Park Rangers, altra formazione con sede nel centro di Londra. Il vecchio simbolo del QPR, attualmente militante in Championship (la Serie B inglese), era effettivamente molto bello, ma anche troppo elaborato rispetto ai dettami grafici della nostra epoca. Ecco allora arrivare il sostituto introdotto per la stagione 2016/17: la scritta e l’acronimo sono inseriti dentro a un logo di forma circolare, le forme essenziali e i caratteri aggraziati (il sans serif è d’obbligo). In basso, l’anno di fondazione della società: 1882. Il nuovo simbolo riverbera l’eleganza del predecessore, dando nuovo smalto e impulso alla società di casa nel quartiere di Fulham.
Andata e ritorno
È il percorso compiuto dal simpatico galletto che da sempre simboleggia il Bari Calcio. La società pugliese ha cambiato il logo più di una volta nel corso degli ultimi anni, specchio anche di evoluzioni a livello dirigenziale che sono state portatrici di nuove istanze. Nel 2014, il celebre galletto biancorosso (scelto direttamente dai tifosi nel lontano 1928) era stato tolto da Gianluca Paparesta proprio per indicare uno stacco netto rispetto al passato: conclusa l’era Matarrese, c’era bisogno di guardare al futuro. La “cacciata” del galletto stilizzato aveva anche un secondo fine: quello di attirare a Bari investitori russi, anche se poi questa ipotesi non si è mai concretizzata.Nel logo, del galletto non restava altro che l’inconfondibile cresta. Nell’estate del 2016, con l’avvento di Cosimo Giancaspro alla guida del club, la mascotte è tornata nel logo realizzato dall’art director Paolo Baldissarri. Un logo classico per certi versi: forma ovale, divisione in due campi, l’uno bianco con al centro il gallo rosso sopra un pallone da calcio e l’altro rosso con la scritta Bari Football Club 1908 in bianco e nero.
Un ritorno alla tradizione, per certi versi, è anche quello messo a punto dal Manchester City. Dal 1950 al 1972 il club mancuniano presentava un logo circolare con la scritta attorno e, all’interno, un gagliardetto con sotto delle strisce giallorosse e sopra l’immagine di un vascello. Dal 1972 al 1997, il logo è stato semplicemente ritoccato, mantenendo però gli elementi quasi invariati, fatta eccezione per un fiore rosso stilizzato che andava a sostituire le strisce. Dal 1997 alla scorsa estate, il logo si presentava molto diverso: il gagliardetto centrale presentava ancora un piccolo vascello, le strisce sottostanti erano diventate biancoazzurre (i colori della divisa della squadra oggi allenata da Pep Guardiola) e il simbolo era sorretto da un’aquila. Nella parte in basso, il motto in latino della società: Superbia In Proelia, ovvero “orgoglio in battaglia”. Dalla scorsa estate, si ritorna al passato: il nuovo logo è… una versione aggiornata di quello utilizzato dal 1972 al 1997. Forma circolare, vascello e simbolo pentagonale rosso all’interno, nome Manchester City attorno con l’anno di fondazione 1894 ai lati.
Piccoli ma essenziali ritocchi
Chi ci tiene alla tradizione è anche l’Atletico Madrid. Il club dei “Colchoneros” cambierà il logo a partire dalla prossima stagione, quella 2017/18, ma sarà un cambiamento quasi impercettibile per quasi tutti – tifosi dell’Atletico esclusi, per ovvi motivi. Non cambia la forma del gagliardetto, a parte una stilizzazione leggermente più marcata. Non cambia nemmeno il contenuto, nella sua sostanza: nella parte sottostante restano le strisce verticali biancorosse, mentre sopra, attorno alle stelle bianche su sfondo blu, cambia posizione l’orso che si protende per mangiare le fragole che rappresenta il simbolo della città di Madrid. Se prima era rivolto verso sinistra, d’ora in poi “guarderà” verso l’interno del logo. L’albero, nel frattempo, passerà dal colore verde delle fronde e marrone del tronco a un blu scuro che va a perdersi con il contorno.
L’eccezione che conferma la regola
Un caso a parte è rappresentato dallo Sheffield Wednesday, storico club inglese che milita in Championship. In apparenza, la scelta della società britannica appare in contrasto con le tendenze del momento: se fino all’anno scorso il logo della squadra aderiva perfettamente ai dettami del flat design, dal 2016 si è deciso di tornare alle origini, con lo scudo rappresentante il gufo e le iniziali in caratteri antichi. Nella parte inferiore, anche in questo caso, il motto in latino recita Consilio et Animis. In pratica, lo stemma è la copia opportunamente risistemata e attualizzata del logo delle origini. Anche in questo caso, la scelta è accompagnata dal cambio di proprietà ai vertici del club inglese. In apparente controtendenza, però, rispetto alle mode e ai tempi.
Lascia un commento