Tra gli elementi che accompagnano la nostra quotidianità sempre più digitale ve ne sono alcuni ormai talmente familiari da non essere nemmeno più notati. Uno di questi è il logo di Google, il motore di ricerca più celebre e utilizzato al mondo, al punto da essere la pagina più visualizzata in assoluto nella Rete. Spesso temporaneamente accantonata per 24 ore in favore dei celeberrimi “doodle” che trasformano il logo stesso in un elemento interattivo o in un link che rimanda a un argomento collegato a una particolare ricorrenza (poche settimane fa, ad esempio, venne celebrato il 400° di William Shakespeare, mentre giusto ieri, 2 giugno, veniva ricordata la nascita della Repubblica Italiana), la classica scritta multicolour di Google è il punto di partenza per tutte le nostre attività sul Web.
Eppure, pur nella sua semplicità, il logo della “Grande G” non solo è stato il frutto di lunghi studi, ma è anche stato modificato più di una volta nel corso del tempo, a ulteriore testimonianza del fatto che una “rispolverata” alla immagine di tanto in tanto è necessaria anche per i brand più in vista a livello globale. Ma quali sono le peculiarità della scritta-logo? E come è stata elaborata? Per rispondere a questa domanda, proviamo a fare un po’ di storia – e di chiarezza.
Le origini del logo
Oggi come oggi, il dominio di Google per quanto riguarda il Web è così evidente da non poter essere nemmeno oggetto di discussione. Quando il logo vide la luce, però, il dominio odierno non era lontanamente prevedibile. O meglio: Google era “soltanto” uno dei tanti motori di ricerca che si affacciava nella Rete per cercare di farsi largo tra altri motori peraltro già avviati e rodati. E se questo obiettivo è stato raggiunto, parte del merito va assegnato proprio al suo logo. L’obiettivo, ha poi spiegato l’autrice del celebre logo Ruth Kedar, era principalmente uno: ovvero quello di rispondere con una immagine semplice e subito riconoscibile rispetto ai loghi elaborati dalla concorrenza. Questa era l’unica richiesta di Larry Page e Sergey Brin, fondatori della grande azienda con sede a Mountain View. I due avevano già intuito che, per farsi notare dai “naviganti” del Web, bastava togliere anziché aggiungere.
Il primo logo di Google era dunque composto dalla semplice scritta nera con una rete colorata tra le due O a indicare la connessione con il mondo. Un po’ la stessa idea che ritorna anche nel secondo logo progettato, di fatto una semplice variante sullo stesso tema laddove la rete colorata viene soppiantata dalla seconda O che è un trionfo di forme geometriche, una sorta di rappresentazione dell’infinità di soluzioni raggiungibili attraverso il Web.
Il terzo prototipo della scritta Google è già un poco più familiare rispetto a quella giunta fino ai giorni nostri. Il concetto di connessione viene sempre utilizzato nelle due O della parola, collocate in posizione sovrapposta ma soprattutto dotate di quei colori (rosso, giallo, verde, blu) che diventeranno ben presto l’altro marchio di fabbrica del celebre logotipo. Le varianti sono però ancora più ampie rispetto a quelle appena illustrate, come dimostra questo altro logo degli albori:
Dalla scritta nera a quella a colori
Come si vede, il processo di trasformazione del logo avviene per tentativi. A un certo punto, è la scritta stessa a essere colorata. Siamo ancora negli anni Novanta, Google ancora non è presente sul Web, e l’ultimo dei prototipi si lancia nel tentativo di far diventare la scritta… tridimensionale. Anche se la grafica oggi sembra preistorica, tra il 1997 e il 1998 questo logo doveva sembrare all’ultimo grido nell’ambito del Web. L’avevate mai visto? Probabilmente no, perché di fatto non è mai andato online, come d’altronde anche gli altri di cui abbiamo parlato nel precedente capitolo.
Nell’autunno del 1998 Google è finalmente online e si prepara a intraprendere la sua scalata verso il successo. Il primo logo “ufficiale” è già molto più simile rispetto a quello odierno: le sei lettere sono disposte nei quattro colori tuttora presenti, vale a dire verde, rosso, giallo, blu e ancora verde e rosso. Il primo logotipo che va online viene però subito sostituito da una nuova versione che introduce le ombre e un punto esclamativo a corredare l’esclamazione. Anche questo logo, però, ha vita breve: resta attivo giusto qualche mese per essere a sua volta rottamato.
Il logo di Google che “attraversa” il millennio ha un taglio più lineare e stilizzato, ha lasciato (definitivamente) alle spalle il punto esclamativo ed è talmente perfetto da durare dieci anni. Questa evoluzione presenta ancora una parvenza di ombra dietro le lettere e le lettere sono rappresentate con un effetto che dà la sensazione della tridimensionalità. Nel 2010, il logo si adegua invece ai dettami del flat design: scompaiono le ombre e l’effetto è bidimensionale, anche se la scritta stessa rimane lucida e in grado di “bucare” i monitor.
I giorni nostri: l’avvento del material design
La versione online dal 2013 al 2015 “perde” completamente qualsiasi effetto tridimensionale: è completamente “flat”. Ma anche questa versione è destinata a durare poco, perché il mondo tecnologico va sempre più veloce ed è Google a dettare legge. Il logo online dal settembre del 2015 cambia la font dei caratteri, ma non è questa la differenza saliente. La caratteristica principale risiede nel fatto che questo logo è pensato non più soltanto per il monitor di un computer, ma anche per gli schermi degli smartphone e dei tablet: e così l’intera scritta può anche essere ridotto a una semplice lettera G, ovviamente multicolore.
Il formato va di pari passo con l’introduzione del material design, ovvero il nuovo linguaggio che Google introduce per far diventare ancora più “smart” l’esperienza su Internet. Dalla user experience di Google affermano: “Abbiamo preso il logo e il brand di Google – originariamente pensati per una pagina visualizzata da computer – e li abbiamo ripensati per un mondo sempre connesso attraverso un numero crescente di dispositivi e di modalità di input diversi tra loro (vocale, digitazione e touch)”. Da semplice motore di ricerca, Google si è trasformato in molti altri prodotti: Maps, Earth, Drive, Chrome, Plus, eccetera. E anche l’evoluzione del suo logo, un logotipo semplice ma efficace, racconta l’evoluzione che ha caratterizzato Internet e più in generale la tecnologia in questi ultimi venti anni. Il tutto in una semplice parola di sei lettere. Incredibile, non è vero?
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