Il vecchio consiglio “non mettere foto di tuo figlio sui social network” si sta trasformando sempre di più in una materia giuridica scottante. La proliferazione di foto e video riguardanti i figli minorenni non solo sta diventando un problema di opportunità (anche i minori, anzi soprattutto loro, hanno dei diritti), ma diventa anche materia legale nel momento in cui la relazione tra i due genitori si interrompe. Se ci aggiungiamo il fatto che sempre più persone – e sempre più adulti – bazzicano abitualmente le piattaforme, si capisce perché l’argomento finisca sempre di più in tribunale, come infatti è avvenuto. E le sentenze si moltiplicano, facendo giurisprudenza.
La prima sentenza in materia, per quel che riguarda l’Italia, è arrivata in settembre presso il Tribunale di Mantova. Il giudice Mauro Bernardi aveva stabilito che è reato pubblicare foto dei figli minorenni senza il consenso dell’altro genitore (e intimato di rimuovere il materiale precedentemente pubblicato). Il motivo risiede nell’articolo 10 del codice civile sulla tutela dell’immagine, oltre ad alcuni specifici articoli situati nel decreto legislativo 196 del 2003 riguardanti la tutela della riservatezza dei dati personali. Altri Tribunali si sono accodati nel corso di questi mesi, ultimo in ordine di tempo quello di Roma che a fine dicembre ha aggiunto un ulteriore tassello a un puzzle comunque, forse, ancora incompleto: il giudice può sì richiedere la rimozione dei contenuti riguardanti i figli minorenni dalle piattaforme social, ma ha anche la facoltà di condannare a una somma in favore del minore stesso: nel caso in questione, un’ammenda di diecimila euro.
I motivi che dovrebbero spingere ogni genitore a non pubblicare foto dei propri figli sono molteplici. Anzitutto, una volta che il materiale è online, è praticamente impossibile controllarlo, cosicché può essere preso da terze persone e riutilizzato per altri fini (in primis la pedopornografia). C’è poi una questione di riservatezza e di “infanzia serena”, lontana dalle logiche che imperversano nel mondo degli adulti. Ma i genitori hanno anche un altro ruolo basilare, quello di tutori dei diritti e dunque anche dell’immagine dei propri figli: ruoli che di fatto vanno in antitesi rispetto a quella che sembra talvolta una spettacolarizzazione della vita della prole, “esibita” sulle bacheche senza valutare quali possano essere le conseguenze.
La faccenda è d’attualità in Italia così come nel resto del mondo. Per restare nella sola Europa, basti citare il caso della Francia, che ha già messo a punto pene ancora più severe per i genitori che pubblicano le foto dei figli minorenni: di là dalle Alpi si rischia fino a un anno di carcere e multe per 45mila euro. In Austria si è svolto il caso più eclatante, con una ragazza che, dopo aver scoperto che i genitori avevano pubblicato sue foto da bambina, li ha citati in giudizio una volta divenuta maggiorenne perché si erano rifiutati di toglierle dietro sua richiesta. È evidente che, a fronte della moltiplicazione di casi come questi, anche la legge debba trovare contromisure sempre più chiare e uniformi. Il web è un’opportunità ma, se utilizzato male, non perdona.
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