L’introduzione della crittografia end-to-end hanno reso le piattaforme di messaggistica istantanea molto più sicure. Periodicamente, però, si verificano delle falle che rischiano di mettere a repentaglio la privacy degli utenti e dei relativi dati. Il tema torna di attualità con la notizia della falla, appunto, che è stata scoperta nelle chat di gruppo di WhatsApp, divenute vulnerabili in quanto anche altri utenti potrebbero aggiungersi alla discussione senza che gli iscritti effettuino operazioni (e, ancora peggio, se ne rendano conto). In realtà soltanto chi gestisce i server può essere abilitato a introdurre nuovi utenti in una discussione, e la società spiega che nessun membro può essere aggiunto senza che gli altri utenti ne vengano a conoscenza, ma da più parti si sollevano obiezioni sugli usi strumentali che potrebbero essere fatti da parte di governi e grandi corporazioni. In definitiva la domanda che ci si pone è: la nostra privacy è davvero a rischio?
La risposta è sì, se si hanno i mezzi per riuscire a circuire il sistema. Roba da hacker professionisti, dunque, o da organismi sufficientemente influenti da poter convincere chi lavora ai server di WhatsApp, ovvero i dipendenti del colosso americano. Di certo non si tratterebbe di un’operazione semplice, ma sulla carta comunque non impossibile. Particolare di non poco conto, chi volesse andare a caccia di informazioni riservate non otterrebbe solo quelle presenti nelle chat, ma anche i numeri di telefono dei partecipanti. Insomma, la falla esiste e a quanto pare sarebbe molto difficile (se non impossibile) sistemarla. L’unica consolazione sta nel fatto che, nel remoto caso in cui un utente indesiderato dovesse entrare in una conversazione di gruppo, non potrà non apparire la notifica.
Sempre a tema WhatsApp, una novità in arrivo in questi giorni è quella delle note video. Pare infatti che ai millennials, i massimi fruitori del servizio, scrivere non piaccia più di tanto, abituati come sono a video e audio. Appunto, video e audio confluiranno nelle nuove note video, che uniranno (oltre al dilettevole) l’audio già presente nelle attuali note e il video in qualcosa di più simile alle storie, ma ad personam. Nel prossimo futuro, sempre “grazie” agli smartphone, si batteranno sempre meno testi sugli schermi in favore delle ricerche vocali che, secondo ScoreCom, già nel 2020 rappresenteranno la metà esatta delle ricerche tramite telefoni cellulari. Se una volta ci si lamentava perché gli sms incentivavano a utilizzare un italiano scorretto o comunque ridotto ai minimi termini, le chat di oggi disabituano addirittura alla scrittura, favorendo l’utilizzo della conversazione a voce.
D’altro canto, l’utilizzo dei comandi vocali ha semplificato la vita in molti ambiti, a cominciare da quello stradale. Insomma, la tecnologia come sempre presenta dei pro e dei contro, ma soprattutto costringe a cambiare le abitudini per restare al passo con dei tempi sempre più frenetici. A quanto pare, parleremo di più e scriveremo di meno, ma questo sta già accadendo sotto i nostri occhi, ogni volta che componiamo o riceviamo una nota vocale o ci connettiamo in streaming con amici e parenti. Così va il mondo digitale, e non possiamo farci nulla.
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